Il mercato del vino è in continua trasformazione, sia sul fronte dell’export che sul fronte interno, le iniziative si moltiplicano ma Vinitaly resta il perno centrale di questo mondo produttivo perché è una vetrina internazionale unica nel suo genere. E per stare al passo con le nuove esigenze il Vinitaly che si aprirà domenica 2 aprile segnerà già l’inizio di una svolta.
Verona chiama così a raccolta produttori e buyer internazionali per fare il punto sui nuovi scenari e le nuove sfide del mercato che vanno dalle nuove etichette con gli alert proposti dalla Ue ai cambiamenti climatici e all’emergenza siccità. L’ad Maurizio Danese anticipa e spiega la visione del Vinitaly del futuro e le linee industriali di Veronafiere per confermarsi leader di un settore che in Italia conta 530 mila imprese, 870 mila addetti complessivi e un fatturato totale di 31,3 miliardi di euro.
– Ad Danese, questa nuova edizione di Vinitaly come si è attrezzata per far fronte all’evoluzione del mercato del vino, che ha esigenze sempre maggiori ed è sempre più internazionale?
“Con Vinitaly 2023 guardiamo al cambiamento e in particolare a un processo di rinnovamento della manifestazione in Italia e all’estero, con l’obiettivo di accrescere ulteriormente il posizionamento del brand entro i prossimi due anni.”
-Un cambio di passo per arrivare dove?
“Vogliamo raggiungere due obiettivi chiave: quello del business, con lo sviluppo di servizio di Vinitaly e quello della internazionalizzazione. Due direttrici che si fondano su un maggiore ascolto delle istanze del settore rispetto al passato e sul confronto con operatori ed espositori per avviare un nuovo posizionamento business della manifestazione”.
-Un Vinitaly sempre più concentrato sul business, quindi: le risposte sono già arrivate?
“Voglio evidenziare la risposta positiva che abbiamo avuto da parte degli espositori con richieste importanti di ampliamenti di spazio, sia da parte di aziende private, collettive regionali, consortili e anche estere. Rileviamo inoltre una maggiore richiesta di organizzazione di specifiche iniziative promozionali da parte delle aziende espositrici. Le novità che rientrano nel piano di siluppo della manifestazione vanno tutte nella direzione di maggiori investimenti in ottica del potenziamento del business per le aziende e meno nella logica “glam” della rassegna”.
Precedenza al b2b in Fiera e winelover in città con Vinitaly and the City allora…
“L’obiettivo principale è quello della ottimizzazione dei tempi e delle agende, così da favorire le relazioni commerciali, propedeutiche alla finalizzazione di ordini e contratti. Per questo da quest’anno Veronafiere ha deciso di non organizzare la tradizionale serata di gala perché evento ormai fuori contesto. Così pure la cerimonia di opening di Vinitaly avrà un format più leggero così da agevolare il lavoro delle aziende”.
Per eventi che spariscono, altri che nascono: cos’è Vinitaly and the Night?
“Sì, abbiamo voluto ideare un evento inclusivo: Vinitaly and the Night in programma martedì 4 aprile alla Gran Guardia. Una serata rivolta a buyer, espositori, e stampa con un format leggero che dia a tutti la possibilità di scegliere quando e in quali momenti essere presenti, dalle 20 alle 24. Un’iniziativa che guarda in particolare alle nuove generazioni di produttori”.
Ma il ruolo di perno internazionale del vino come si traduce in questo 2023? E per il 2024?
“Vinitaly è l’unica manifestazione che ha contribuire a segnare una crescita e il successo del vino italiano sui mercati internazionali anche negli anni più difficili dal punto di vista economico e sanitario. Abbiamo svolto una forte campagna di promozione in Asia e in Sud America, quest’anno abbiamo compiuto un roadshow straordinario in 13 città di 9 Paesi di tre continenti in collaborazione con Ice Agenzia: un progetto rivolto al potenziamento dei top buyer a Verona già da questa edizione e ancor più da quella del 2024 e allo sviluppo a medio termine di nuove iniziative estero su estero”.
In termini di numeri?
“Per questa edizione di Vinitaly abbiamo un primo record storico che riguarda i 1000 clienti top della domanda di vino italiano da 68 Paesi, selezionati, invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice, che saranno in Fiera dal 2 al 5 aprile. Un’operazione imponente dagli Usa all’Asia, dall’Africa all’Europa fino alle Repubbliche eurasiatiche con i principali importatori e gruppi di acquisto. Questo panel speciale è stato incrementato del 43% rispetto al 2022 ma non esaurisce il numero degli operatori professionali stranieri attesi a Vinitaly per i quali ci attendiamo di superare quelli del 2022 quando registrammo 25mila buyer esteri da 139 Paesi: il 28% degli 88mila operatori totali arrivati a Verona, la più alta incidenza di sempre”
-Le delegazioni più numerose?
“Sono quelle di Usa, Canada e Cina. In particolare segnalo l’atteso grande ritorno del Paese del Dragone: 130 top buyer tra gruppi dell’horeca, principali importatori dell’e-commerce”.
– Obiettivo finale, dunque?
“Puntiamo a rendere Vinitaly un brand-strumento ancora più efficace sullo scacchiere della domanda internazionale di vino italiano con l’obiettivo di incrementare sempre di più le presenze di operatori professionali dall’estero. Siamo convinti che il vino sia una ricchezza straordinaria per l’Italia e che la strada per l’ulteriore crescita debba passare necessariamente dall’export che nel 2022 ha sfiorato gli 8 miliardi di euro, con un incremento record vicino al 10%. E l’export è anche il traguardo di Vinitaly, che ha destinato gran parte delle proprie risorse in funzione di un allargamento globale della platea business e per il radicamento del brand all’estero, con un numero record di top buyer a Verona”. (mb)