Fiere, riparte il risiko. Verona guarda. Storico accordo societario tra Milano e Parma per una piattaforma agroalimentare Con gli emiliani finito nel 2022 il progetto VPE

Riparte il risiko delle Fiere, questa volta tra Milano e Parma (vecchio partner di Verona) su un comparto molto caro alla nostra città: l’agroalimentare. Grazie al nuovo accordo societario, verrà creata una piattaforma di eventi in grado di competere, come scrive il Sole24Ore, con i principali protagonisti internazionali.
Ma vediamo le ultime novità societarie, riportate dal quotidiano finanziario e che riguardano direttamente e indirettamente Verona che proprio su Cibus aveva costruito una alleanza con Parma, poi morta e sepolta. L’operazione societaria prevede l’ingresso di Fiera Milano nell’azionariato di Fiere di Parma, in cambio della cessione a Parma, da parte di Milano, della sua manifestazione dedicata all’agroalimentare, Tuttofood, che resterà fisicamente negli spazi espositivi di Rho, ma sarà gestita da Parma, con il nome di «Tuttofood powered by Cibus». Si va quindi verso l’integrazione tra il gruppo fieristico emiliano e Fiera Milano, “finalizzata alla creazione”, scrive il Sole24Ore, “di una comune piattaforma fieristica italiana dedicata al settore agroalimentare, in grado di competere con le principali manifestazioni europee del settore, la tedesca Anuga e la francese Sial”. Dopo il sì dell’assemblea dei soci di Fiere di Parma ed entro la settimana, probabilmente già domani il via libera da parte del cda di Fiera Milano, il nuovo assetto societario sarà realtà: Fiera Milano entrerà nel capitale di Fiere di Parma attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale di quest’ultima, riservato al gruppo milanese. Fiera Milano riceverà un controvalore in azioni in cambio del conferimento di un ramo d’azienda, Tuttofood.
Torniamo indietro di qualche anno: tra il 2016 e il 2017 Veronafiere e Fiere di Parma avevano creato la società VPE, Verona Parma Exibition proprio per rafforzare la promozione all’estero dell’agroalimentare, presentata ufficialmente nel dicembre 2017. Poi Parma, forse anche perché poco entusiasta della sinergia, ha ceduto alle sirene milanesi e l’accordo per VPE l’anno scorso è saltato. Ora in questo risiko fieristico, Verona che ruolo intenderà giocare?
Il problema non è di poco conto ma riguarda fino a un certo punto il management del nostro ente fieristico che sta facendo ogni sforzo per consolidare le manifestazioni, a cominciare da quella sulla logistica dove sono attesi molti ministri, al Vinitaly di primavera. Il nodo vero di dove si vuole portare la nostra Fiera internazionale più che Bricolo e Danese, riguarda i soci. Quali sono gli orizzonti che i soci come Comune, Cariverona, Camera di commercio, Cattolica, Banco Bpm vogliono porsi per il futuro di Veronafiere? Deve rimanere solo spettatrice la nostra Fiera, mentre le altre ci stanno circondando (vedi Bologna e Rimini)?
“Non traspare in città e da parte dei soci”, afferma il deputato di Forza Italia Flavio Tosi, “alcun ragionamento su questo punto: credo che il problerma delle alleanze strategiche non se lo siano neppure posto e non sia all’ordine del giorno dei soci”.
Un tema, ricorda Tosi “che avevo sollevato da candidato sindaco e da consigliere comunale alla precedente amministrazione Sboarina, senza ricevere alcuna risposta e che era stato sollevato anche dal presidente di Cariverona Alessandro Mazzucco”.

E dai soci si attende una strategia. Su Catullo e Fondazione Arena non c’è stata intesa. Tosi: “Il tema non interessa proprio”

Ma per tracciare la rotta il primo requisito è che ci sia anche una visione comune e un comune sentire.
Tosi ribadisce l’urgenza di aprire un ragionamento forte sulle alleanze fieristiche: “Abbiamo una società Veronafiere che è anche priva di un direttore generale che sia uomo forte delle fiere e anche se c’è un amministratore delegato con due vicedirettori, il problema interno resta. Con Parma avevamo una partnership che ci è stata sfilata dal treno milanese e stiamo rimanendo sempre più isolati. Trovare alleanze quindi è urgente eprché adesso possiamo ancora scegliere, tra poco invece saremo obbligati ad andare con chi ci prenderà per il collo. Le alleanze tra Fiere sono obbligatorie e urgenti ma qui pare che non interessi e non ci si ponga proprio il problema”.
Soci che ritroviamo un po’ in tutti gli enti e finora le esperienze reali che si sono concretizzate in città non sono andate benissimo, anzi, vedi la rottura traumatica per la Fondazione Arena dove sul nome di Cecilia Gasdia, Comune (e Cariverona) sono andati da una parte, Camera di commercio e Cattolica-Generali dall’altra.
Lo stesso sta accadendo per l’aeroporto Catullo che sarà sempre più veneziano in virtù dell’asse forte che si sta consolidando tra Camera di commercio e Save del presidente Marchi per cui avremo un aeroporto sempre più veneziano anche se magari il presidente sarà almeno di nome in capo a Verona. Del resto, le recenti esperienze non sono state molto confortanti, con la perdita di Cattolica Assicurazioni, società che era veronese e quotata in Borsa mentre ora, uscita dal listino, è stata conglobata nel Gruppo Generali di Trieste. E prima ancora la Banca Popolare di Verona assorbita da Bpm, Banco Popolare di Milano, e ormai diventata di fatto istituto di credito milanese a tutti gli effetti. Nella Verona che doveva far nascere il Polo finanziario a Verona sud, che cosa è rimasto?

(mb)