Approvato il bilancio 2022, i soci in assemblea tra i vari punti toccati, si sono soffermati anche sulla opportunità o meno di cercare alleanze, sinergie, accordi con realtà simili, in Italia e all’estero. Al di là dei conti, si è respirata la voglia di tracciare le direttrici per mettere a frutto nell’immediato futuro, la forza e i brand di Veronafiere. Per questo il presidente Bricolo e l’ad Maurizio Danese hanno presentato ai soci una panoramica a 360 gradi della situazione del mondo fieristico, tenendo presente che proprio Danese è presidente di Aefi, l’associazione che raggruppa le fiere, e ha il polso della situazione. Bene, sarebbe così emerso che è molto difficile allo stato attuale pensare di convolare a nozze con competitor italiani (Milano, Bologna Rimini o altri), perché vorrebbe dire comunque rinunciare a qualcosa per non allargare di fatto il proprio mercato. Nessuna fiera rinuncerebbe ai propri brand o ai propri quartieri per fare spazio ad altri. E allora dove andare? Bricolo e Danese nella loro panoramica hanno sottolineato come Veronafiere debba inseguire l’obiettivo di sviluppare il fatturato e questo può avvenire allargando la propria attività sui mercati esteri, visto che in Italia c’è sufficiente saturazione. Dove conviene andare per fare più profitto, tenendo conto che Veronafiere ha la proprietà di due brand internazionali fortissimi come Vinitaly e Marmomacc? E non va dimenticato che si tratta di prodotti che da un lato puoi facilmente veicolare nei mercati esteri e dall’altro li devi tutelare perché garantiscono il territorio. “Alleanze o meno, sia chiaro che noi dobbiamo essere protagonisti di sviluppo per le aziende del nostro territorio”, dice chiaro Danese. Ragionamenti questi che andranno poi a concretizzarsi nel piano industriale in fase di preparazione e che sarà presentato ai soci verso ottobre. E saranno i soci alla fine a decidere. Ma lo sguardo ormai è verso quei mercati esteri che possono garantire crescita. E per portare avanti questa strategia, Veronafiere ha ripulito il bilancio chiudendo con un disavanzo di 5 milioni come gruppo (6 come singola Veronafiere) dovuto a svalutazioni e accantonamenti prudenziali. I soci di Veronafiere, riuniti in assemblea in seduta ordinaria, hanno quindi approvato il bilancio 2022 della SpA e ha preso visione dei risultati relativi ai primi mesi del 2023. «Abbiamo presentato ai Soci un bilancio frutto di precise scelte di razionalizzazione aziendale, di svalutazioni strategiche di alcune delle nostre controllate e di messa in sicurezza dei conti che ci permettono di avere uno stato patrimoniale risanato e di guardare con rinnovata fiducia al futuro – sottolinea il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo -. Il documento deve essere letto e collocato all’interno di uno scenario complesso su scala globale che, nel medio e lungo termine, ci prospetta decisioni strategiche anche sul fronte del posizionamento internazionale. Il ritorno al fatturato pre-Covid, ci consente di continuare a creare valore non soltanto per i settori economici rappresentati dalle rassegne in portafoglio diretto, ma anche per il territorio regionale e per la stessa Verona, in cui operiamo da 125 anni”.
Per l’amministratore delegato, Maurizio Danese “I dati di chiusura sottolineano il recupero del fatturato e di tutta l’attività fino al ripristino della solidità patrimoniale, requisito fondamentale per garantire sviluppo e crescita. Nel 2022 abbiamo rilanciato e rafforzato, anche in chiave evolutiva, i prodotti core del Gruppo Veronafiere generando business per i nostri clienti attraverso le nostre rassegne in Italia e all’estero. Il consuntivo archiviato riflette componenti straordinarie che necessitavano di una gestione attenta e altrettanto straordinaria. Ora acceleriamo nel percorso di digitalizzazione dei processi, diversificazione e internazionalizzazione delle manifestazioni, investendo in competenze interne e attraendo professionalità. Quest’anno saranno definiti gli obiettivi del Piano Industriale 2024-2026”. Due anni fa il posto Covid aveva del resto fatto segnare un bilancio con utile per 6 milioni. E i dati per il 2023 sono di grande soddisfazione e consentono di andare verso una piena ripresa di fatturato, oltre il 2019, e attività. Dal punto di vista generale, il documento evidenzia il trend positivo dell’esercizio passato con il fatturato della Fiera di Verona che riallinea il benchmark pre-Covid a fronte di un calendario tornato a pieno regime, nonostante l’andamento incerto del primo trimestre 2022 ancora segnato da alcuni spostamenti di manifestazioni, con conseguenti maggiori oneri per la riorganizzazione. Il recupero di fatturato e attività consente così a Veronafiere SpA di archiviare il 2022 all’insegna di una ripristinata solidità patrimoniale e stabilità finanziaria, spiega una nota della società fieristica, “grazie all’aumento di capitale da parte dei soci, alla rinegoziazione dei finanziamenti e, soprattutto, alla ripresa di tutta l’attività caratteristica”. Infatti, il consuntivo 2022 è il risultato di 49 fiere ed eventi di cui 35 in Italia e 14 all’estero in 9 Paesi, che hanno visto la presenza di 750 mila operatori e 11 mila espositori, su una superficie netta venduta di 588mila metri quadrati. Anche il comparto congressuale si è rimesso in moto con 49 congressi per 28 mila presenze (che, con quelle infra-rassegne, salgono a 41mila). Positivo anche il bilancio 2022 del Gruppo Veronafiere che supera i numeri pre Covid e si attesta a 107,7 milioni di euro di ricavi (80,7 quelli della capogruppo Veronafiere SpA), in crescita del 2,1% sul 2019, e un Ebitda di 17,7 milioni (11,6 quello di Veronafiere SpA), in aumento del 22,5% sul 2019. La ricostituzione economico-finanziaria e l’impulso positivo della prima parte di quest’anno fieristico hanno portato il Consiglio di Amministrazione a effettuare alcune scelte coraggiose e strategiche per assicurare gli obiettivi di crescita e competitività del prossimo Piano industriale 2024-2026 che sarà presentato entro l’anno ai soci. L’esercizio 2022 del Gruppo Veronafiere si chiude, in linea con i risultati di tutti i principali player italiani, con un disavanzo di 5 milioni di euro imputabili principalmente a razionalizzazioni e svalutazioni societarie necessarie e improrogabili di alcune partecipate e controllate; alla decisione di operare accantonamenti prudenziali; al riassetto societario. Il tutto alla luce di una gestione caratteristica derivante dalle rassegne in sostanziale pareggio e in linea con quanto previsto dal Piano della ripartenza.
Il Comune dimentica una nomina. Fiera, nuova riunione il 20 per il presidente del Collegio sindacale. E le quote Cattolica?
Un 2022 va ricordato che per 9 dodicesimi ha risentito ancora del post Covid e ha subìto il contraccolpo della guerra in Ucraina. “L’Assemblea ha inoltre preso visione dell’andamento della prima parte dell’anno che conferma una ripartenza di slancio, fondata sul consolidamento degli indicatori dimensionali (espositori, visitatori e superfici occupate) e valoriali, in linea o in crescita sul 2019, condizioni queste che spingono le previsioni 2023 in positivo”. Ultima curiosità, in assemblea c’è stato qualche momento di imbarazzo tra i soci perché il Comune non ha ancora effettuato una nomina di sua competenza, quella del presidente del collegio sindacale. Una dimenticanza che è stata sottolineata da qualche socio che magari ha il dente avvelenato con il Comune e che comunque ha costretto a mettere in agenda un altro appuntamento per il 20 luglio, al fine di completare la composizione del collegio. Infine, la partita Cattolica Generali: le quote dovrebbero passare dalla società veronese al gruppo senza particolari problemi. Sul punto la Sinistra italiana dice: “Pochi giorni fa il sindaco Tommasi, in merito a Veronafiere, ricordava che Fondazione Cariverona negli ultimi mesi ha condizionato fortemente le scelte di tale Ente, e auspicava che Generali-Cattolica restasse nell’ente senza alcune cessione di quote. Abbiamo ribadito più volte che tale Ente garantisce circa un miliardo di euro di indotto annuo all’economia cittadina e deve assolutamente rimanere sotto il controllo pubblico locale. Quindi, il Comune di Verona, socio di maggioranza, deve delineare una chiara linea politica condivisa con la città rappresentata dal Consiglio Comunale. Di ciò dovrebbe prendere atto la Fondazione Cariverona, nonché di esprimersi con chiarezza sull’operazione Lega-Fdi che ha eletto un Cda di indirizzo opposto a quello della maggioranza di governo della città nel maggio 22”. Qualche socio eserciterà il diritto di prelazione sulle quote Cattolica o verranno tutte trasferite a Generali?