Non si spengono le polemiche dopo il rinnovo dei vertici della Fiera che ha escluso “l’altra metà del cielo’’. A scendere in campo non ci sono solo gli esponenti politici, ma nientemeno che l’Ordine dei Commercialisti. Il Cda, lo ricordiamo, è passato da cinque a sette membri, ma è costituito da soli uomini. Non solo, Verona Fiere si è così dotata di un organo amministrativo e di un organo di controllo con personalità e professionalità esclusivamente maschili, escludendo la componente femminile.
Con questa scelta, si legge in una nota dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona, la città di Verona, attraverso il voto espresso da alcune tra le sue massime istituzioni tra cui il Comune, socio di maggioranza relativa al 39,48% e la Camera di Commercio, socio al 14,36%, oltre che dai soci appartenenti al mondo finanziario, ha ignorato il principio del rispetto della parità di genere. Un’opportunità persa per la città, e un pericoloso passo indietro nel rispetto e nella promozione delle pari opportunità. Fin qui la società civile, ma il Pd, attraverso i suoi segretari provinciale e cittadino, Maurizio Faccincani e Luigi Ugoli, è tornato alla carica. “Se non bastasse il semplice buon senso- dicono- ci sono leggi nazionali ed europee che prescrivono e favoriscono la parità di genere nella composizione di consigli di amministrazione delle aziende a partecipazione pubblica. Nominando un consiglio di amministrazione tutto al maschile, la Fiera mostra pertanto un grave ritardo politico. Mostra di muoversi secondo logiche proprie, autoreferenziali, impermeabile alle istanze del mondo moderno. Anche non fosse tenuta al rispetto delle regole di genere -proseguono- la Fiera, con una partecipazione pubblica così rilevante, e una mission così importante di cerniera tra la città e il resto del mondo, non può esimersi dall’attuare e promuovere la parità di genere che non è un obbligo a cui ottemperare ciecamente ma una opportunità da promuovere a beneficio dell’intera economia e della società. Lascia inoltre sconcertati-concludonoche non si conoscano ancora il piano industriale e le linee di sviluppo che l’ente intende perseguire per attuare il suo rilancio rispetto ad una condizione di deficit strutturale preesistente il lockdown pandemico’’.