L’emergenza Covid-19 si è abbattuta con forza su ogni ambito della vita sociale ed economica, incluso il comparto dello spettacolo dal vivo.
La Fondazione Arena di Verona ha sospeso tutte le attività artistiche, in ottemperanza ai decreti ministeriali, al fine di tutelare la salute del pubblico e dei propri lavoratori. Tuttavia, essa continua ad essere un patrimonio culturale unico della collettività da preservare. I lavoratori dell’Arena di Verona hanno cercato di affrontare questo difficile periodo con propositività, cercando di suggerire alla Direzione forme inedite e nuovi strumenti per raggiungere il pubblico a casa ed esprimere la propria arte e vicinanza, ma nessuna delle proposte è stata accolta o considerata fino ad ora, si legge in una nota di FIALS/CISAL di Verona.
“Alla luce di quanto emerso dalle dichiarazioni dei dirigenti dell’Arena, che di fatto rinviano a data da destinarsi la ripresa delle attività musicali, i dipendenti della Fondazione Arena di Verona e le OO. SS. territoriali esprimono la loro ferma e assoluta contrarietà rispetto all’inconcepibile protrarsi del blocco della produzione, nella convinzione che sia possibile, necessario e urgente intraprendere percorsi alternativi in grado di conciliare la tutela della salute, la funzione civile e sociale della cultura con la salvaguardia del settore”.
Il Teatro “Carlo Felice” di Genova ha voluto celebrare il 25 aprile con un concerto in streaming, la “Fenice di Venezia” realizzerà i suoi due primi progetti multimediali da remoto, il “Maggio Musicale Fiorentino” ha diffuso per l’ 1 Maggio uno spettacolare concerto e sono tante altre le iniziative che si stanno muovendo su tutto il territorio nazionale. Lo stesso Presidente dell’Associazione delle Fondazioni Lirico Sinfonche, Dott. Giambrone, unitamente all’AGIS, ha recentemente proposto al Ministero dei Beni Culturali percorsi di produzione musicale all’interno dei Teatri in estrema sicurezza per i lavoratori, dichiarando al contempo lo streaming prezioso alleato nella ripartenza della produzione musicale. “Abbiamo appreso del Protocollo della Cultura che si appresta essere attivato in Veneto e,” continua la nota, “come già fatto presente nelle opportune sedi, auspichiamo che la partecipazione delle OOSS allo stesso sia presto resa attiva”.
“A tal proposito siamo a renderci disponibili anche in sede comunale ad un confronto produttivo per la ripartenza delle realtà che nel nostro territorio operano (Teatro Filarmonico, Arena ma non solo). Anche noi vogliamo esserci, perché riteniamo doveroso che i valori veicolati dalla cultura, dall’arte e dalla musica siano posti al servizio dello sforzo collettivo del Paese, come tante volte è accaduto nei momenti di sofferenza e di incertezza della nostra storia.
A tal proposito evidenziamo che il “Documento tecnico sulla possible rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” INAIL aprile 2020 inserisce i lavoratori dello spettacolo e gli interpreti nella classe di rischio medio –alto , mentre il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del visrus Covid-19 negli ambienti di lavoro” prevede la costituzione in azienda di un Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e degli RLS. Nel rispetto delle norme di legge che hanno sospeso l’attività degli spettacoli teatrali e di quelle contenute nell’ultimo DCPM dello scorso 26 aprile, che invece consentono “attività di registrazioni musicali e sonore”, i lavoratori dell’Arena di Verona chiedono sia data loro la possibilità di riprendere il loro lavoro, nell’assoluto rispetto delle norme di sicurezza, finalizzandolo alla realizzazione di programmi da trasmettere in Tv e in Streaming e quindi di intraprendere da subito la sperimentazione di ogni nuova tecnologia esistente per progettare nuove forme di produzione culturale e nuove modalità di proporre al pubblico la cultura musicale”.
“Ci appelliamo alle nostre Istituzioni nazionali,” conclude la nota di FIALS/CISAL Verona, “regionali e cittadine, affinché promuovano e sollecitino un deciso cambio di rotta e una forte assunzione di responsabilità nei confronti di un settore fondamentale del nostro patrimonio culturale, delle sue migliaia di lavoratori, dell’indotto che ruota intorno ad esso, della sua imprescindibile valenza sociale e comunitaria”.