Come si raggiunge l’armonia in una società intrinseca di differenze? Quanto incide il vissuto di ognuno di noi nell’accettazione dell’altro con le sue diversità culturali e religiose? È possibile raggiungere un livello di integrazione tale da conoscere davvero l’altro non solo condividendo le difficoltà di vivere e convivere sullo stesso territorio?
“Costruiamo assieme il futuro’’, lo slogan della 32esima Festa dei Popoli che si svolgerà domenica a Villa Buri, aiuta a comprendere che se il rispetto reciproco è indubbiamente espressione di accoglienza, dobbiamo però fare dei passi ulteriori per creare incontro, relazione e dialogo.
Alla presentazione hanno partecipato don Giuseppe Mirandola, direttore del Centro di Pastorale Immigrati e coordinatore del Comitato Festa dei Popoli, Luisa Ceni, assessora alle politiche sociali del Comune di Verona, Matteo Danese, direttore del Cestim e Jean Pierre Piessou, Comitato Festa dei Popoli.
Un luogo di incontro come questo evento vuole fungere da simbolo di relazioni, di futuro condiviso, di generosità nella cura dei legami tra tutti i cittadini che abitano Verona e convivono nella bellezza della nostra città che ospita, ma anche accetta e include l’altro in un’ottica di condivisione e partecipazione attiva.
Una festa, quindi, che sottolinea la necessità di andare oltre l’apparenza, oltre il modo in cui siamo abituati a pensare e di conseguenza comportarci, perché il futuro è frutto di cambiamenti che in primis devono avvenire all’interno della nostra coscienza per prendere sempre più consapevolezza che altro non è sinonimo di diverso o sbagliato, ma è solo qualcuno dal quale possiamo riscoprire la nostra parte più latente con la quale, a volte, abbiamo paura a confrontarci perché non conosciamo abbastanza. Ecco allora che questa occasione può rappresentare non solo una festa, ma anche un momento di riflessione personale e collettiva sulla ricerca della propria identità.
Cosa dicono i numeri? Li vediamo leggendo la documentazione statistica curata dalla sociologa Gloria Albertini del Cestim.
Gli immigrati residenti nella provincia di Verona sono una componente stabile della popolazione: il 12,5%, che sale al 15,4% se ci si riferisce al solo comune di Verona. Le percentuali, elaborate dal Cestim (Centro studi immigrazione) su dati Istat, si riferiscono all’inizio del 2022. I numeri confermano anche un secondo aspetto: la popolazione immigrata è strutturalmente più giovane rispetto alla popolazione di cittadinanza italiana. L’80% degli stranieri ha meno di 50 anni, percentuale che per gli italiani arriva al 51%.
Le prime dieci nazionalità nel 2020 sono le stesse del 2019 – con l’esclusione della decima posizione
che nel 2019 era occupata dal Brasile mentre ora vede il Pakistan – e sono tutte in crescita. A inizio 2021 nell’ordine le prime nazionalità sono: Romania (33.566), Marocco (13.670), Sri Lanka (10.167), Moldova (6.599), Albania (6.412), India (5.828), Cina (4.728), Nigeria (4.046), Ghana (2.335) e Brasile (2.088).
Rispetto alla distribuzione territoriale a inizio 2022, i comuni che contano il maggior numero di residenti stranieri, dopo il comune capoluogo, sono San Bonifacio (4.093), Villafranca (3.631), S. Giovanni Lupatoto (3.101), Bussolengo (2.808), Legnago (2.731), S. Martino Buon Albergo. (2.222).
Francesca Brunelli