Femminicidi, escalation di violenza Il 25 novembre si celebra una nuova giornata, ma siamo ancora al punto di partenza

Il prossimo 25 Novembre si celebrerà una nuova Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1999. Poco più di un anno fa l’Italia piangeva la tragica scomparsa di Giulia Cecchettin, uccisa a 22 anni dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. Il Paese era apertamente scosso e indignato di fronte a quello che sembrava un omicidio spartiacque. Cosa è cambiato in quest’anno? La società, dopo settimane di grande coinvolgimento emotivo, è tornata purtroppo al punto di partenza. Tra il primo Gennaio e il 20 Ottobre 2024 la strage di donne infatti non si è fermata, come era prevedibile, e in Italia sono stati registrati 89 femminicidi. Di queste vittime, 77 sono state uccise in ambito familiare o affettivo e 48 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex. I dati, del Ministero dell’Interno, segnalano una lieve diminuzione del numero delle vittime che da 100 del 2023 scende a 89 (-11%). Tante, comunque troppe donne uccise, per un Paese che aveva riempito le piazze e i palinsesti televisivi di sdegno e di “non deve accadere mai più”. A essere negli ultimi 12 mesi è l’età delle donne uccise, una vittima su cinque nel 2024 è over 70, si tratta di donne uccise dai mariti dopo matrimoni di 40 o 50 anni. Tra le donne uccise, la più giovane aveva 13 anni, la più anziana 89. La vittima risulta avere avere un’età media di 57 anni. La media dei femminicidi è uno ogni 4 giorni, lo era prima di Giulia e purtroppo lo è anche ora. Talvolta viene addirittura il controverso dubbio che seguitare a parlare di certi fatti produca un senso di emulazione, o quanto meno di normalizzazione alla violenza anziché il contrario. Anche se il percorso che può portare a un femminicidio è certamente molto più complesso e radicato in fattori socioculturali, psicologici e strutturali che contribuiscono a perpetuare la violenza di genere. Assistiamo a un’escalation di violenza dove il femminicidio è il culmine drammatico di una serie di dinamiche di disuguaglianza, prepotenza e controllo che si vanno ad accumulare. Si cercano spiegazioni, cause e risposte: la malattia mentale, la perdita dei valori, la ritorsione… E sempre più spesso ci si trova smarriti di fronte alla smisurata fragilità dell’uomo. Solo una cosa è certa la violenza, in tutte le sue forme, ha conseguenze devastanti e non solo per le vittime, ma anche per le comunità e la società. Affrontare con bambini e adolescenti i temi dell’educazione al rispetto, fornendo la possibilità di sperimentare un ambiente accogliente e non giudicante, consentirà loro di procedere verso una destrutturazione dei ruoli e delle relazioni basate su stereotipi. *Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta