«Che non passi l’idea che mettiamo a rischio la salute per il “Dio denaro”: se la comunità scientifica dirà che non si potrà aprire non si aprirà, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Una forma di equilibrio dobbiamo trovarla. Ma dico anche: se è vero che la deadline è il 3 maggio, allora perché qui in Veneto almeno il 40% delle aziende sono state aperte? Se è lockdown allora non si capisce perché è stata autorizzata l’apertura». Così il governatore del Veneto Luca Zaia parlando dalla sede della Protezione civile di Marghera nel corso del consueto punto stampa. «Noi non siamo degli irresponsabili» ha proseguito Zaia. «La riapertura più che una “fase 2” è una fase di convivenza col virus, con tutti i rischi che questo comporta. È quello che hanno già fatto a Wuhan e in Corea. Le misure che possiamo attuare oggi sono le stesse che potremmo attuare con una settimana in più di attesa. Non c’è alternativa. L’altra è quella di aspettare all’infinito, che il virus non circoli più da solo. Noi comunque» ha ricordato il governatore «non stabiliamo la fase sperimentale, le riaperture delle aziende le decide il Dpcm». Zaia ha anche sottolineato che in Veneto sono stati eseguiti cinque volte i tamponi effettuti dalla Campania. Poi l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin ha fornito un dato molto importante: «Sul totale di 330 case di riposo del Veneto, 244, cioè il 73,9%, non hanno registrato casi di contagio. Il tasso di contagio registrato tra gli ospiti delle Rsa è del 6,4% (2.154 persone) e del 3,2 % tra gli operatori (1.003)».