Penultimo posto in classifica. Un punto conquistato nelle ultime otto partite, due in dieci. E con quella con il Genoa cinque sconfitte consecutive. Sono i numeri a rendere sin troppo palese la crisi che attanaglia il Verona di Marco Baroni. Sia detto con evidenza, crisi non solo di risultati ma anche e, soprattutto, di gioco.
L’ultima gara, quella con i rossoblù di Gilardino, ne sono prova fedele. Il Verona prima o poi prende sempre gol. Questione di attenzione, di poca applicazione nella copertura, resta il fatto che fare rete all’Hellas è semplice. Di contro appare una scalata quasi proibitiva costruire palle gol in fase offensiva. Al Ferraris il Verona ci è andato vicino con il palo di Terracciano, nel quarto d’ora in cui la squadra ha giocato con un pizzico d’orgoglio e di amor proprio figli del momento critico. Uno sprazzo rimasto tale contro un avversario, e anche questo va sottolineato, non certo trascendentale.
Nonostante tutto questo e nonostante Baroni ci abbia messo del suo per rendere ancora più critica la situazione, il Verona non dovrebbe cambiare guida tecnica. La società ha concesso un paio di giorni alla squadra complice la sosta per la Nazionale, 48 ore di tempo per cercare di fare chiarezza. Setti non è mai stato un presidente mangia allenatori, Sogliano un direttore sportivo che torni con facilità sulle proprie scelte. Dunque alla ripresa del campionato, nel posticipo contro il Lecce sulla panchina del Verona potremmo rivedere ancora Baroni.
Le sue colpe sono palesi. La squadra ha cambiato interpreti in continuazione e nelle ultime settimane pure modulo. Si è passati ad un 3-4-2-1 con Djuric punta centrale ad un 3-4-3 senza un vero attaccante di ruolo, per finire al più comprensibile 3-5-2 delle ultime sfide. Insomma per coerenza tattica certamente il tecnico toscano non è stato un campione di fermezza. Ma gli va dato atto che questa squadra non è stata allestita per fare il gioco che a lui aggrada.
Un consiglio spassionato a Baroni. Vada avanti con le proprie idee, se il suo marchio di fabbrica è il 4-3-3 che prenda una volta per tutte questa direzione. Potrebbe già farlo perchè Doig e Terracciano sono giocatori adattabili a fare i terzini, ma poichè la società non sembra prendere provvedimenti a breve allora dia una mano al tecnico pescando nel mercato di riparazione qualche difensore esterno puro con il quale provare a ripartire. L’inerzia è tutta a favore dei nostri avversari, perchè tutte le dirette concorrenti danno segnali importanti.
L’Udinese vince a Milano, l’Empoli a Napoli, la stessa Salernitana va avanti di due reti a Sassuolo e il Cagliari conquista incredibili vittorie in rimonta. Il Verona è piatto, in discesa perenne e non ha sinora mai offerto squilli di risveglio. Inutile negarlo, pesano indubbiamente le voci della cessione della società da parte del presidente Setti al fantomatico fondo americano per cui agirebbero Francesco Marroccu, ex direttore sportivo del Verona e anche Alessandro Zerbato, ex amministratore delegato della società che presiedeva il Genoa di Enrico Preziosi.
Tutto fermo in attesa di definire un’operazione di cui si parla sotto traccia da troppo tempo. Fare chiarezza non sarà facile, almeno provi a farla Baroni che ha il vantaggio di poter continuare l’avventura in gialloblù vista la palude decisionale di via Olanda. E lo faccia con l’aiuto del mercato e con la forza delle proprie idee.
Mauro Baroncini