È la vigilia del D-day (“D” come Draghi), la data cruciale che determinerà il futuro del governo e la sorte del presidente del Consiglio. Se sarà ancora lui, l’ex banchiere centrale stimato in mezzo mondo e forte del sostegno di sindaci e amministratori locali, a guidare l’esecutivo nato un anno e mezzo fa; o se il presidente Mattarella non potrà far altro che ridare la parola agli elettori per una nuova legislatura e un nuovo Parlamento (dimezzato).
Draghi passa questa vigilia chiuso a Palazzo Chigi, impegnato a scrivere il discorso che farà domani in Senato. Forse, il più importante di quelli pronunciati finora da premier, per il messaggio da trasmettere ai partiti che lo sostengono e ai parlamentari più incerti da portare dalla sua parte. La febbrile attesa che agita la maggioranza di un esecutivo appeso a un filo, scandita dagli incontri con il presidente della Repubblica al Quirinale, l’ultimo oggi in tarda mattinata.
I partiti, si diceva. Da un lato, il principale azionista di maggioranza del centrosinistra, quel Pd finora leale a Draghi e stra-convinto sostenitore della linea del governo. La vicinanza del Partito Democratico al presidente del Consiglio è stata plasticamente certificata dall’incontro di questa mattina a Palazzo Chigi fra Draghi e il segretario Enrico Letta. Un impegno, quello dei democratici, dettato dalle scadenze del Pnrr e di tutti i provvedimenti adottati in questi mesi a fronte delle varie crisi che hanno investito il Paese, dal caro energia agli aiuti da confermare all’Ucraina, dall’impennata dei prezzi all’emergenza siccità.
Con un occhio alle proposte di iniziativa parlamentare, lo Ius scholae e la legalizzazione delle droghe leggere, che – a dispetto di un cammino a dir poco accidentato – si è comunque cercato di portare avanti. Nella convinzione che si sarebbe dovuto attendere un nuovo Parlamento, e una nuova maggioranza, per approvarle. Superare l’ostilità dei partner di governo sul coté destro sarebbe, infatti, quasi impossibile.
Ore 12:15 – Matteo Salvini alza la posta per un possibile compromesso che permetta a Draghi di proseguire il suo percorso. Nel corso del vertice con i suoi ministri, il leader della Lega ha chiarito che il suo «partito è indisponibile a proseguire il lavoro con gli inaffidabili 5 Stelle e senza chiarezza. L’auspicio è garantire all’Italia soluzioni all’altezza, evitando che provocazioni, liti e figure inadatte blocchino il Paese. A prescindere dagli esiti della crisi – ha poi aggiunto – l’obiettivo è evitare un mercanteggiamento preelettorale in sede di bilancio, garantendo al contempo con responsabilità la messa in sicurezza dei conti dello Stato».