“Un pezzo di società civile meraviglioso”. Così definisce Marco Magnifico, Presidente del Fondo Ambiente Italiano (FAI), le centinaia di volontarie e volontari dei gruppi giovanili della sua associazione che, con entusiasmo e creatività, hanno animato le “Giornate d’autunno” da poco concluse. Nell’undicesima edizione, grazie alle delegazioni regionali e provinciali, si sono aperte al pubblico, con visite guidate a contributo libero, 700 meraviglie d’Italia note o inedite, alcune solitamente inaccessibili. Per l’occasione Verona, nel cuore della città, ha aperto Palazzo del Capitanio, nell’itinerario che si snoda dal Cortile del Tribunale alla torre del Capitanio e Castel San Pietro, alle spalle del Teatro Romano, sede dell’insediamento primitivo della città. I numeri del FAI sono considerevoli. Il Fondo, nato nel 1975 grazie all’intuizione di quattro amici (Renato Bazzoni, Giulia Maria Crespi, Alberto Predieri e Franco Russoli), in quasi mezzo secolo di vita ha aperto più di 14 mila luoghi normalmente inaccessibili a 12 milioni di italiane e italiani, formando 145 mila volontarie e volontari e acquisendo 70 beni storico- artistici e paesaggistici in ogni angolo d’Italia. Questa straordinaria esperienza ci permette di godere di bellezze spesso poco conosciute e riesce a dar voce alle tante persone che, tramite un censimento del patrimonio naturalistico e storico, votano “i luoghi del Cuore” e svelare, appunto, le località italiane più amate. Da qualche anno, per promuovere le sue iniziative, l’associazione affida l’identità visiva delle giornate d’autunno a un colorato skyline di alcune città italiane. Conosciuto anche come “linea di cielo”, lo skyline è un’immagine formata dai profili dei punti più elevati di città e paesaggi naturalistici, delimitati dal cielo. Questa scelta comunicativa condensa, in un piccolo spazio grafico, alcuni simboli facilmente identificabili di un territorio, rappresentandone sinteticamente le peculiarità culturali e sociali. Un precedente famoso di utilizzo di questa modalità visiva risale al 2015, con la promozione dell’Esposizione Universale (Expo) di Milano. In quella occasione il colorato skyline proponeva un “giro del mondo” mediante la cultura del cibo e l’elemento grafico si poneva come punto di accesso a una vetrina pensata per dialogare e confrontarsi attorno al futuro sostenibile e al tema del cibo. Anche allora, come nel caso odierno del FAI, in pochi tratti si dovevano racchiudere simbolicamente tanti elementi, fisici ma anche intangibili, operando una sintesi e, necessariamente, varie omissioni. “Quando si ha una forte visione d’insieme è piuttosto facile che la visione diventi realtà” sosteneva Giulia Maria Crespi, fondatrice del FAI e, forse, anche per questo, il ricco skyline italiano viene rappresentato oggi dall’associazione con la visione d’insieme di alcuni iconici edifici in dialogo con le figure stilizzate delle italiane e degli italiani, in primo piano. Le iniziative FAI, anche attraverso le immagini chiave utilizzate, si riconfermano come occasioni nelle quali luoghi e persone tornano a incontrarsi.
Chiara Antonioli