«Non siamo ad un passo dalla tragedia, è ora di smetterla di terrorizzare le persone». A un anno dalla scoperta del paziente 1 in Italia, sulle misure anti contagio va controcorrente Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani.
Il direttore sanitario dello Spallanzani si mostra decisamente contrario alle posizioni espresse da alcuni colleghi. «I media e i cittadini si sono comportati complessivamente in modo responsabile, c’è il pericolo delle varianti ma finora stiamo reggendo bene. Lo dico soprattutto ai miei colleghi: basta terrorizzare le persone» – spiega il professor Vaia – «Quello che dobbiamo fare è continuare a sensibilizzare i cittadini sulle misure igieniche da tenere, ma per il resto la situazione è abbastanza sotto controllo: allo Spallanzani non abbiamo avuto contagi interni, questo dimostra la professionalità degli operatori sanitari».
Il vero problema, secondo il professor Francesco Vaia, è il rallentamento della campagna vaccinale. «I ritardi nella consegna delle dosi sono gravi e inaccettabili: stimo molto il nuovo presidente del Consiglio Draghi, l’Italia deve farsi sentire in Europa. Non è accettabile che ci siano questi ritardi, questi errori e anche accordi paralleli tra stati membri Ue e le aziende produttrici, va contro lo spirito comunitario» – spiega il direttore dello Spallanzani – «In questo momento non dovrebbe esserci neanche questo ostracismo da parte delle case produttrici. Io ho avuto il privilegio e la fortuna di essere stato allievo di Albert Sabin, l’uomo che brevettò il vaccino anti-polio e che non ha guadagnato un dollaro dalla sua ricerca per mettere a disposizione del mondo quel bene. Inoltre, auspico accordi anche tra le diverse case produttrici, in modo da poter somministrare anche dosi di vaccino da aziende diverse. I ricercatori dello Spallanzani stanno lavorando al vaccino di ReiThera, ma siamo ancora nelle fasi preliminari della sperimentazione».
Il professor Vaia parla anche della situazione fuori dall’Italia: «Basta parlare di modelli da seguire. Ora sento parlare di modello Gran Bretagna perché sono avanti con la campagna vaccinale, eppure in passato anche loro hanno fatto degli errori molto gravi. Chi si sta muovendo meglio è Israele: provo invidia per la loro organizzazione quasi militare».