Altro record per l’export veronese: nei primi nove mesi dell’anno i prodotti e servizi scaligeri venduti all’estero hanno superato gli 8,3 miliardi di euro, il 7,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Un dato sopra la media veneta del 5,1% e in linea con il 7,3 registrato dall’Italia. Il segreto del successo di Verona, che si conferma la decima provincia italiana per export, è la diversificazione dei mercati e dei settori. Continua il boom in Russia, sviluppo a due cifre in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti; si concentrano e mantengono inalterate la vocazione per la metalmeccanica, l’agroalimentare e il fashion system. In defaillance il marmo per il secondo trimestre consecutivo. “Le quote dei mercati europei e americano, che rimangono sempre il riferimento dei prodotti scaligeri, sono tutte in crescita. Continua – commenta Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona – l’incremento a due cifre della Spagna (+14,6%), a conferma che nonostante siano sempre Germania, Francia e Regno Unito i nostri sbocchi preferenziali, le imprese veronesi dimostrano una certa mobilità. Cresce a due cifre anche l’Austria (+18,9%). Ma la vera sorpresa è la Russia, non poi tanto una sorpresa: la Camera di Commercio sta lavorando con incoming di industrie della meccanica russa tra 3 anni, l’ultimo incontro con operatore del comparto è di pochi giorni fa. Non abbiamo ancora i dati in dettaglio, ma tenuto conto dell’embargo per l’agroalimentare e guardando alle sequenze storiche dell’export senz’altro è la meccanica a trainare la crescita delle vendite in Russia. Spalmano i rischi su più mercati, molto più di qualche anno. La Russia si conferma quindi il nono partner commerciale delle imprese scaligere con una crescita del 31,5%, ma non è il solo paese dell’Est a segnare ottimi risultati: le nostre imprese guardano anche alla Polonia”. Con una crescita delle merci esportate del 38,7%, la Polonia si conferma l’ottavo mercato di riferimento della provincia veronese. Analizzando l’andamento per macrosettori: corre ancora la meccanica con una crescita dell’8,9%, esportando 1,6 miliardi di euro di macchinari, il 20% dell’export complessivo. Rimane, però, sempre l’agroalimentare il settore di punta che pesa per il 26,1% sul totale delle merci in uscita, nonostante l’export dell’alimentare sia fermo per il secondo trimestre consecutivo sul miliardo di euro: Una pausa, probabilmente fisiologica, dopo aver trainato l’aggregato per un paio d’anni. Continua invece la crescita dell’ortofrutta (+4,8%) a 441,5 milioni e il vino aumenta del 5,4% a 698,3 milioni. L’alimentare si attesta a 1 milione di Euro, stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ottima performance per il tessile abbigliamento, cresciuto del 8,9%, a 735,7 milioni. Dopo la crescita dello scorso trimestre, le calzature sono stabili a 0,8% sui 294,5 milioni di euro di export. Buone notizie anche per la termomeccanica che cresce ancora anche se non a doppia cifra come ad inizio anno: +7,3% a 100 milioni di euro. Idem per il mobile arredo che segna un 2,9% in più a 75,1 milioni di euro. Notizie meno buone per il marmo che, pur rimanendo il sesto settore per export, rileva una contrazione del 2,9% a 317 milioni di euro.