Sembra che la pandemia di Covid-19 abbia accelerato lo scontro tra Stati Uniti e Cina per il dominio sullo scacchiere globale. Qual è la sua opinione?
Dal 1945 al 1991, il mondo era in equilibrio tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Dal 1991 al 1999-2000 e l’ascesa al potere di Vladimir Putin, fu una specie di interregno durante il quale l’Occidente credette nella fine della storia e nel suo trionfo finale. Fino a novembre 2016, l’elezione di Donald Trump, Washington è rimasta l’egemone ultimo ma vacillante insieme a Mosca restaurata e Pechino in crescita.
Sin dall’incoronazione del magnate a Washington, è stata istituita una triplice intesa: il monopolio americano (strategico e finanziario), l’iperpotenza del gigante cinese (principalmente economica) e la superpotenza russa (militare e geografica). Ancora peggio, il resto dell’Occidente ha fatto una scoperta: sul pianeta ci sono solo imperi o embrioni di impero che decidono in base ai propri interessi. Il pilastro fondamentale dell’ordine internazionale su cui poggiava l’equilibrio del mondo visto dagli occidentali era l’Alleanza atlantica. Tuttavia, già sotto Obama, quindi sistematicamente e approfonditamente con Trump, è stata messa in discussione.
Per gli americani, e il processo si è accelerato con l’inizio della pandemia, l’Europa non è più un alleato ma una pedina sulla scacchiera della loro lotta alla Cina. Si confrontano con i loro ex alleati con una richiesta di accordo: la difesa dell’Europa contro il contenimento condiviso dell’influenza cinese e il rifiuto di vendere tecnologie duali a Pechino. Un fenomeno che è stato chiaramente manifestato nella politica trumpiana del COVID-19: la brutale chiusura dei confini agli europei denunciati come portatori del virus; l’offerta pubblica di acquisto per il laboratorio CureVac, sviluppatore tedesco del vaccino anti-coronavirus; eventuale priorità di trattamento per gli americani nel caso in cui Sanofi collabori con la Biomedical Advanced Research and Development Authority (Barda), i vaccini quindi Un’opposizione euroamericana simile si presenta senza mezzi termini nei Balcani occidentali: mentre i Ventisette avevano concordato il 24-25 marzo l’apertura delle discussioni per l’adesione della Macedonia del Nord e dell’Albania all’UE, l’azione degli Stati Uniti nella regione non coincide più con quella degli europei; ad esempio in Kosovo, dove Washington ha contribuito alla caduta del governo di Albin Kurti (partito di sinistra nazionalista anticorruzione), al potere per due mesi, sostenuto da Bruxelles, poichè questo ha posto le condizioni per il riavvicinamento con la Serbia.
Qual è stata la risposta della Cina?
Da parte sua, la Cina sa di avere una grande responsabilità nella diffusione della nuova zoonosi – come in precedenza per la Sars (sindrome respiratoria acuta grave, 2002-2004) e l’influenza aviaria H5N1 (2003-2004); ha messo l’ideologia prima della scienza e ha quindi perso tre settimane nella lotta iniziale contro il virus: arresto di medici informatori; annuncio all’OMS (controllata da lei stessa) di una mancanza di prova della trasmissibilit. della malattia da uomo a uomo; autorizzazione per un gigantesco banchetto patriottico di 40.000 persone. E Pechino è ben consapevole del fatto che sarà molto difficile smontare le denunce contro il governo cinese, mentre rimane debole l’argomento della mancanza di precedenti. Almeno due ipotesi legali sono prese in considerazione dai senatori americani del Missouri, Mississippi, Tennessee, Arkansas, Carolina del Sud che vogliono punire i cinesi: eliminare parte del debito contratto dal Tesoro americano detenuto dalla Cina o cancellare il rimborso dei titoli in scadenza e/o non versare gli interessi (equivalenti in media all’1,2%) sui 1.100 milliardi di dollari in US Bonds in possesso dei cinesi; sganciare le due economie americana e cinese per legge imponendo alle multinazionali statunitensi di ritirarsi dalla Cina. Il Presidente, durante il periodo pre-elettorale, non può trascurare l’ultimo sondaggio del Pew Research Center del 22 aprile: il 66% degli americani è diffidente nei confronti della Cina.