“Tra sogno e realtà il programma andrà ad abitare luoghi suggestivi di una Verona da vivere nella sua grande bellezza”. Così definisce l’edizione numero settantacinque dell’Estate Teatrale Veronese il direttore artistico Carlo Mangolini. Testimonial del festival è Queen Mab, fata mitologica capace di realizzare i desideri nei sogni, evocata nel celebre poema “Romeo e Giulietta”. Tante le iniziative organizzate, eterogenee e multidisciplinari, classiche e contemporanee, di teatro, musica e danza in quarantotto rappresentazioni dal vivo, quattordici prime nazionali e sette co-produzioni. Notevole attenzione è riservata alla dimensione internazionale, al dialogo tra arti performative, al rapporto tra generazioni e al coinvolgimento di alcune sedi museali. Artiste e artisti di fama internazionale sono in scena al Teatro Romano, al Teatro Camploy (con prime nazionali in lingua originale e la “Shakespeare Summer School” che affianca lo studio alla pratica teatrale), al Museo degli Affreschi Tomba di Giulietta e nel Cortile del Museo Lapidario Maffeiano. Al “Festival Shakespeariano”, punto di forza e seme embrionale dell’intera rassegna, si aggiungono, “Settembre Classico” dedicato ai testi antichi e “Celebrating” ideato per festeggiare insieme alla città. Anche la sezione danza, denominata “Danzando Shakespeare”, si concentra sull’opera del famoso drammaturgo e regala titoli ispirati alla storia d’amore senza tempo che ha reso celebre la nostra città. Originali progetti coreografici si rivolgono all’arte partecipata e inclusiva coinvolgendo il pubblico negli spettacoli. Otto gli appuntamenti musicali, con percorsi che spaziano dalle sonorità di “Verona Jazz” (in un inconsueto racconto di estetica, etica e gusto del cibo, fatto di suoni nelle cucine, tintinnii di bicchieri, rumori di fritture, coltelli che tagliano e voci narranti in più lingue) a “Rumors Festival” dedicato alle avanguardie. Per il terzo anno consecutivo si consolida “Intrecci”, connessione del cartellone a eventi esterni sviluppati in quattro linee divulgative che conducono dall’immaginario shakespeariano alla musica popolare, dagli approfondimenti culturali alle giovani generazioni. Si tratta di “preziosi compagni di viaggio”, sostiene Mangolini, che portano sguardi rinnovati in esperienze quali “Romeo e Giulietta itinerante”, “Festival della Bellezza” e “La città dei ragazzi”. Dopo un 2022 focalizzato sull’idea di “semina”, evidente aspettativa di ripartenza, il 2023 è ora concepito nel segno della rinascita, come stagione di “fioritura”. La traduzione inglese “blossom” non indica solo il momento della sbocciatura ma svela il massimo raggiungimento del sé. Non a caso, il metaforico invito visivo al risveglio è ben evidente nel linguaggio della grafica promozionale che propone una vera esplosione floreale sul volto, emblema di vita e gioia, seppur momentanee.
L’immagine scelta sembra voler guidare il pubblico in una riflessione tra estetica e simbolo esortandolo ad addentrarsi nella finzione del palcoscenico. “Blossom” è segnale di prosperità e contiene, nella naturale ciclicità delle stagioni, il desiderio di un ricco raccolto.
La presenza dei fiori incanta, rilassa e ci costringe a considerare ogni singolo passaggio del divenire, dal terreno di coltura ai semi, dai primi petali alla completezza interiore ed esteriore della maturità, fino al raggiungimento della tenera sfioritura.