“Lontano dagli occhi” di Paolo di Paolo (2019, Feltrinelli)
Luciana, Valentina, Cecilia. Tre storie diverse, nella Roma degli anni ’80.Tre giovani donne, alle prese con una maternità inaspettata. La vita in bilico tra lo smettere di essere solo figli e il diventare genitori. “La vita come l’avevi sognata” che va in frantumi. Sul fronte opposto, altrettanto confusi e sfuggenti, quando non anche inconsapevoli, ci sono i padri: l’Irlandese, Ermes e Gaetano. Perché nel diventare genitori c’è un disequilibrio di base. Se le future madri non possono non avere contezza della metamorfosi che attraversano, non c’è invece nulla che distingua i futuri padri. E se non direttamente informati, potrebbero non avere mai consapevolezza del momento in cui diventeranno tali. I padri potranno sottrarsi alla parte che spetta loro nella venuta al mondo di un essere umano. Ci sono stagioni che passano e manifesti elettorali strappati che sbiadiscono al sole. C’è la difficoltà di raccontarsi. Vanno trovate le parole per spiegare e si vive come se fosse possibile trovarle davvero. In assenza di quelle giuste, si rimanda. Ci sono tutti i se e i ma che ci riserva la vita quando impone un cambio di rotta, quando essa stessa si impone su ciò era stato pianificato. E noi? Si resta lì, a ragionare sulla differenza tra ciò che si sognava di avere e ciò che è stato conquistato. E si fa i conti con la sproporzione tra voler essere e diventare davvero. G.Tom.
G.Tom.