Morire per un autogol. È quello che successe ad Andres Escobar, difensore della nazionale di calcio della Colombia che 26 anni fa, il 2 luglio 1994, venne ucciso all’esterno di un locale notturno della capitale del suo Paese, Medellin, da una guardia giurata che volle vendicare così l’autorete del difensore costata a suo dire l’eliminazione ai gironi al mondiale statunitense del 1994.
L’AUTOGOL – La vita di Andrés Escobar di fatto finì il 22 giugno alle 17.05 circa ora locale a Pasadena, in California, durante Colombia-Stati Uniti. Il difensore sudamericano interviene in scivolata nel tentativo di bloccare un cross in area dell’americano Harkes diretto al compagno Stewart. La palla però rimbalza sulla gamba del difensore e s’insacca in rete, con il portiere colombiano Cordoba che non riesce a salvare il risultato. Era il gol del momentaneo 0-1 per gli Usa, che vinceranno poi per 1-2. Inutile il goal colombiano di Valencia al novantesimo. I cafeteros tornano a casa e per Escobar è l’inizio di un incubo.
UNA COLOMBIA «MANICOMIO» – Quella Colombia era, per dirla con le parole dell’allora Commissario Tecnico Francisco Maturana, «un manicomio permanente». Cinque ore prima dell’incontro, nella sede del ritiro a Fullerton, arrivò un fax anonimo che recitava: «Se gioca Gomez, faremo saltare in aria la sua casa e quella di Maturana». E fu così che Gabriel Gomez venne rimpatriato, in quanto ritenuto responsabile della sconfitta al debutto contro la Romania. A Escobar andò peggio. Al ritorno a Caracas venne accolto dalla fidanzata, Pamela Cascal, e da qualche tifoso che cercò di rincuorarlo.
LA MORTE – Ma Escobar era inquieto, preoccupato dallo sguardo degli sconosciuti e dall’assenza, almeno apparente, di parole di conforto. La mattina del 2 luglio 1994, secondo le testimonianze, l’allora ventiseienne calciatore uscì dal Padua, una discoteca di Medellin, per recuperare la sua auto, una Honda, nel parcheggio di un altro locale, il Salmagundi. Qui una ex guardia giurata, Humberto Muñoz Castro, lo uccide a colpi di mitraglietta anticipando l’esecuzione con la frase: «grazie per l’autogol». Non si sa se le pallottole furono sei o 12, ma il giocatore arrivò in ospedale già morto.
LE IPOTESI – Al suo funerale parteciparono in 120.000. Tra loro l’allora presidente colombiano, César Gaviria Trujillo. Muñoz Castro venne condannato a 43 anni di reclusione ma fu liberato nel 2005 per buona condotta. Lui si difese sempre dicendo che non era un serial killer e che il suo atto era dettato da una profonda delusione. Ma si pensa che dietro l’omicidio ci fosse lo zampino di Pablo Escobar, il signore della droga, il leader del cartello di Medellin. C’è chi parlò anche di un giro di scommesse che vide coinvolto sempre il cartello di Medellin che perse molti soldi a causa della mancata qualificazione della Colombia agli ottavi. E che per questo decise di farla pagare ad Escobar, morto per una fatalità.