L’onda gialla che stravolge la politica
L’onda gialla che travolge una città. L’onda gialla che stravolge la politica. L’onda gialla che annega gli avversari, gli errori, gli sbandamenti. Che cancella, persino, gli eccessi degli ultimi giorni, quando la politica è stata, esattamente, il contrario di come la pensa Damiano Tommasi.
L’onda gialla è arrivata, stavolta per davvero e rimarrà per cinque anni. “Li abbiamo sottovalutati” dice scuotendo la testa un vecchio militante di centrodestra. Uno di quelli che non credeva moltissimo alla “favola” di una Verona di destra e, forse, non credeva troppo neppure a Federico Sboarina. “Ci siamo persi nelle nostre beghe e abbiamo perso di vista l’obiettivo. Il resto, l’ha fatto lui, Damiano Tommasi”. Già, l’uomo che viene dal monte, “ma cosa vuoi che sappia lui della città?”, la domanda di qualche mese fa…
La seconda domanda era questa: “Ma come può amministrare la città senza esperienza?”. La sconfitta del centrodestra, o se preferite, il trionfo di Damiano Tommasi parte esattamente da qui. Da quel filo di presunzione che sta dietro a domande come questa. Assieme a un teorema che va sempre dimostrato. “Verona è città di destra”, quante volte l’abbiamo sentita? Può essere, i numeri possono dire anche questo. Ma Verona non è la città aggressiva, arrogante, presuntuosa, che gli ultimi giorni di campagna elettorale hanno fatto pensare. Dietro ad appelli sconcertanti, lettere indecifrabili, frasi sconnesse e fuori dalla realtà.
“Verona è tanto altro” ha detto centinaia di volte Damiano Tommasi. Sì, Verona è moderata, equilibrata, diffida degli eccessi, sa ancora riconoscere il buon senso e l’educazione. E ha risposto scegliendo tutto questo, mettendo una crocetta sull’uomo che queste cose ha raccontato, indicando una strada e un modo di percorrerla. “Abbiamo vinto senza mai denigrare l’avversario” ha osservato Tommasi. Ha lasciato che fossero gli altri a farlo, dapprima stando “in panchina”, mentre Sboarina e Tosi se le davano di santa ragione.
Poi evitando in dribbling l’insidia della replica, quando il sindaco uscente ha cercato di portarla sul piano della battaglia. Gli ultimi giorni sono stati complicati, ma Tommasi non ha mai pensato di rispondere, neppure allo “strano” (discutibile) appello di mons. Zenti.
Tutto il resto, sia chiaro, si spiega, anche, con le scelte incomprensibili del centrodestra. Scelte ripetute nel tempo, a partire da un appoggio a Sboarina, che ha trovato unità d’intenti soltanto a febbraio. Ma che ha finito per generare, in molti elettori, la sensazione di un candidato non del tutto credibile. E poi, il ”fattore Tosi”,
che ha finito per essere decisivo, anche se avrebbe voluto esserlo in altro modo. Prima ha “demolito” Sboarina con un’opposizione quotidiana, sistematica, puntigliosa. Non gli ha risparmiato niente. Poi, secondo turno, dopo aver incassato la fiducia di Berlusconi, proponendogli un accordo allettante, che assomigliava tanto (giusto dirlo) a un cappio al collo. Sboarina lo ha evitato, pur sapendo che in quel modo avrebbe comunque firmato la sua stessa condanna.
Errori, come vedete. Dai quali, anche questo va detto, non sono esenti neppure i grandi leader nazionali.
L’altro ieri, prima ancora del ballottaggi, Matteo Salvini (La Stampa) dava già a Sboarina “la colpa della sconfitta”.
Facile, farlo adesso. Ma è lo stesso Salvini che venne a Verona un mese fa (più o meno), affermando con un po’ di (troppa) presunzione “vinceremo al primo turno”. La memoria è corta, evidentemente anche in politica. Sono invece lunghi cinque anni. Serviranno al centrodestra per ricucire rapporti logorati. E a Damiano Tommasi per aggiungere altre pagine, di sogni e speranze. (R. Tom.)
“Lo Stelvio? La bici c’è, le gambe no”
“Lo Stelvio? La bici è pronta, le gambe non ancora. Ma c’è tempo per allenarsi…”. Damiano Tommasi dedica un passaggio della “notte più lunga”, alla sua promessa. Forse l’unica che ha fatto, in questi lunghi mesi. “La cosa bella è vedere che la città ha capito il nostro progetto. L’ha seguito, ha capito che volevamo parlare di futuro, di giovani, di sogni da realizzare, non di rivincite da prendersi, di errori fatti, di passato…”.
Ha fatto più interviste stanotte, che in tutta la carriera. Mai una parola fuori posto, come sempre. “Ha vinto il nostro modo di essere, di proporci. Una politica finalmente diversa, fatta a bassa voce, senza mai insultare, denigrare gli altri, magari attaccarci ad errori commessi negli ultimi anni. Forse la gente è stanca di tutto questo e ha capito che noi volevamo proporre un modo diverso di vivere la politica. Volevamo girare pagina e l’abbiamo fatto, grazie a questo straordinario gruppo di persone che mi hanno accompagnato. No, non ho vinto solo io, abbiamo vinto insieme, perchè il percorso nasce da lontano, non è inziati due mesi fa, ma molto prima”.
E quando gli chiedono se c’è stato un momentoin cui ha pensato di essere vicino all’obiettivo, risponde sicuro: “Quando ho visto che gli avversari usavano le nostre stesse parole, ho pensato di essere sulla strada giusta. Noi abbiamo parlato da subito di giovani, di sogni, di progetti, di domani… Gli altri ci hanno seguito e a quel punto ho cominciato a pensare che fossimo davvero sulla strada giusta”.
E adesso al lavoro, anche se, giustamente, rivendica il diritto alla festa. “Lasciatemi festeggiare, da domani penseremo a quello che dobbiamo fare. No, non so ancora quale sarà la prima cosa che farò, ci penserò…”.
A Palazzo Barbieri è giàentrato nella notte, dopo aver raggiunto piazza Bra, a piedi, da via Faccio. E sul tavolo di sala Arazzi, ha messo la bandiera d’Europa, un segnale anche questo: “Verona deve essere questa, una città europea, una cittàambiziosa. Deve credere in se stessa, più di quanto abbia fatto negli ultimi anni, dove spesso, s’è fatta descrivere per quello che non è.”
Un concetto che gli è caro. “Siamo felici anche per aver raccontato, in questo periodo, una città diversa da quello che è spesso stato il giudizio superficiale. Verona è tanto altro – lo ripete ad ogni microfono – ed è bello vedere che tanta gente la pensa come noi. Abbiamo girato pagina, sta a noi scrivere la prossima. Lo faremo assieme, come assieme siamo arrivati qui”.
La lunga notte delle “magliette gialle’’
La lunga notte delle “magliette gialle’’ di Tommasi è cominciata subito dopo la chiusura dei seggi. Che qualcosa di positivo c’era nell’aria lo si è appreso alle 23 e 26 quando hanno cominciato ad arrivare i primi messaggi dei rappresentanti di lista: siamo in vantaggio dappertutto. E a quel punto l’adrenalina ha cominciato a salire. Un po’ di stupore c’è stato quando hanno capito che non ci sarebbero stati nè gli exit poll, nè le proiezioni. “Ma chissenefrega, abbiamo atteso 15 anni, possiamo ben attendere mezz’ora’’.
E la prima sensazione positiva è uscita alle 23 e 27 quando sono arrivati sui siti i voti veri delle prime 69 sezioni su 265: Tommasi 53,88% e Sboarina ben dietro al 46,12%.
In sala, nella sede della Rete, la sudorazione è cresciuta.
Alle 23 e 45 quando lo scrutinio si avvicinava alla metà delle sezioni la conferma ha fatto salire la pressione: Tommasi 54,3% e Sboarina 45,97%. Sui siti compare già una prima verità: Fratelli d’Italia ammette la sconfitta, ma siamo appena a metà sezioni.
Alle 23 e 50 quando compare lo scrutinio di 177 sezioni su 265, Tommasi conferma il 53, 53%, mentre Sboarina si stabilizza a 46,70% e in città, nelle sedi che contano parte il processo a Sboarina. Sembra ormai che la partita sia da giudicare all’ex centrocampista del Verona, della Roma e della nazionale. Sui siti dei grandi giornali italiani parte la narrazione di questo mediano che ha saputo mettere pace nelle varie formazioni dello spogliatoio del centrosinistra.
Alle 00:03 quando è appena passata la mezzanotte e siamo già a lunedì il voto appare definitivo: Tommasi 53,53% con 43.911 voti. E’ a questo punto che si capisce che il risultato ottenuto al primo turno è già stato superato. E partono le analisi: chi avrà votato Tommasi al secondo turno? C’è qualcuno che è tornato da Milano per votare, ma c’è perfino chi ha preso il primo voto dagli States per non far mancare il suo appoggio al “brao butel’’ della Valpolicella-Lessinia. Sboarina nel frattempo si è assestato al 43,47%, ma anche lui dopo la mezzanotte, raggiungendo i 38.115 voti, ha superato la soglia del primo turno. Segno evidente che nel centrodestra-destra non tutti hanno seguito gli ordini di scuderia.
Di sicuro tornano in mente le profezie di Matteo Salvini snocciolate durante uno dei suoi tanti andirivieni su Verona: “Vinceremo noi al primo turno’’.
Forse una frase che non bisognerebbe mai dire, almeno per scaramanzia, o per un giusto rispetto dell’avversario.
E infatti alle 00:25, quando ormai mancano poche sezioni e il dato si è consolidato arrivano le prime parole del vincitore e della sua onda gialla. “Siamo riusciti a fare politica senza insultare nessuno, abbiamo mosso un entusiasmo incredibile’’. Il risultato alla fine parla chiaro: 53,4% per il mite Tommasi e 46,6% per lo sconfitto Sboarina, che non rinnega la sua decisione per il mancato apparentamento con il suo “nemico’’ Tosi.
Intanto i tantissimi giovani in maglietta gialla cominciano a saltare intonando “chi non salta vota Sboarina’’ sulle note di “Bella ciao’’. Poi la festa si trasferisce in Piazza Bra fino alle 4 di notte.
Per molti che sono nati a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo è un’esperienza da raccontare. A Verona non capita tutti i giorni che il centrosinistra surclassi la destra, tutti i giorni no, ma dopo 15 anni è successo.
“La Rotta era giusta, noi lo sapevamo”
“Siamo molto soddisfatti come Pd per quello che abbiamo fatto a Verona; un grande lavoro di coalizione, un grande lavoro di Damiano Tommasi. Un risultato straordinario che già dal primo turno aveva indicato una tendenza chiara perché la proposta del sindaco uscente Sboarina è stata sonoramente bocciata. Sia chiaro: una vittoria di Tommasi e del Pd e una sconfitta di Giorgia Meloni perché Sboarina era il suo sindaco”. Così Alessia Rotta, parlamentare e candidata nelle file del Pd, dove ha riscosso un grande successo.
“Ma il Pd e il centro sinistra sono andati bene anche in altre città del Nord come Lodi o Monza e questo dimostra il Nord diventa contendibile.
Il centrodestra è andato male anche dove si è presentato unito. Nel nostro caso la differenza l’hanno fatta i candidati, la coalizione: i cittadini sanno distinguere tra chi pensa a loro e chi alle beghe, ai tatticismi e alle rese dei conti interne come sta accadendo nel centro destra. Molte questioni personali e poca proposta politica.
A Verona Tommasi ha vinto insieme al Pd che ricordo è il primo partito uscito da queste elezioni. C’è un’indicazione chiara: queste elezioni le vince il Partito Democratico che è il perno del centro sinistra. Il Pd è stato tra i federatori del progetto di Damiano Tommasi sindaco che è certamente un civico e questo ha costituito un fattore ulteriore per convincere le persone che hanno rifiutato il campo immobilista dove sono stati costretti a vivere per 15 anni. Hanno scelto -a Verona e in tutta Italia- chi ha parlato di cose concrete alle persone. Anche così si ricostituisce la fiducia nella politica. Con parole giuste e convincenti”.
Anche Michele Bertucco, a sua volta votatissimo leader di Verona e Sinistra in Comune, ha commentato il risultato.
“La vittoria al ballottaggio sancisce il successo di un centrosinistra largo e civico che ha dimostrato di poter contare unicamente sulle proprie forze senza apparentamenti o altre formule tattiche. A vincere è stata, infatti, la sostanza di una proposta politica nata un anno fa che ha saputo andare oltre le differenze delle singole personalità o formazioni per riunire tutti attorno ad una programma comune resistendo ai continui attacchi strumentali e anche denigratori volti ad ottenere fratture o frizioni. Alla fine, anzi, all’inizio, ha prevalso l’unità che ora dovremo mantenere e mettere a frutto per il bene della città e per imprimere in tanti campi della vita amministrativa e sociale il cambiamento che i cittadini si aspettano. Pensiamo abbia giocato un ruolo positivo nella creazione delle condizioni di questa svolta anche l’opposizione fatta negli ultimi anni, a tratti certamente dura ma sempre ancorata ai temi e ai contenuti. Con i risultati ottenuti e quelli ancora più importanti che da oggi possiamo ottenere, possiamo smentire quell’immagine stereotipata di Verona che in questi anni è passata nel contesto nazionale e oltre”.