Esaurimento nervoso: di cosa si tratta Corrisponderebbe alla Nevrastenia introdotta nel XIX° secolo da George Miller Beard

“Dottoressa mi sento sull’orlo di un esaurimento nervoso”; “Mia moglie è esaurita…”, “Il mio compagno si sta esaurendo…” “Quante volte mi è capitato che le persone provassero a descrivere il loro difficile momento di vita o a raccontare quello di un familiare e per farlo utilizzassero questi termini? Tante e non di meno, capita di sentire tale descrizione anche in altri contesti. Il termine “esaurimento” anche se non corrisponde a un vero e proprio disturbo, viene spesso utilizzato in modo colloquiale e “popolare”, legando tra loro un insieme di sintomi, spesso, in maniera approssimativa. Nel linguaggio comune, si parla di “esaurimento nervoso” per indicare uno stato generale di debolezza psicofisica. In letteratura, l’esaurimento nervoso corrisponderebbe alla Nevrastenia o Neuroastenia introdotta nel XIX° secolo da un Neuropsichiatra americano, George Miller Beard, che la utilizzò per indicare una condizione pervasiva caratterizzata da fatica cronica e scompenso nervoso. Tale stato può sfociare quando sperimentiamo situazioni sfidanti, o cambiamenti che incidono negativamente sulla nostra qualità di vita. Solitamente è una condizione che insorge in modo acuto, dopo un periodo particolarmente stressante, in cui siamo stati messi a dura prova e abbiamo dovuto affrontare situazioni difficoltose, come problemi relazionali, di salute, finanziari, professionali…. L’esaurimento nervoso è caratterizzato da più sintomi appartenenti a diverse sfere. Rispetto la sfera psicologica, possono esservi manifestazioni di labilità emotiva, facile irritabilità, quote d’ansia, tristezza e flessione del tono. A livello cognitivo può esservi la tendenza alla preoccupazione costante, la difficoltà a pensare in modo lucido, mantenere l’attenzione e riuscire a concentrarsi, incapacità a prendere decisioni. Per quanto concerne l’ambito comportamentale, si possono annoverare, abuso di sostanze psicoattive, alterazioni nell’alimentazione o nel ritmo sonno veglia. La sfera fisica può essere compromessa con sofferenza in diverse aree del corpo, le sintomatologie più comuni possono essere cefalee, dolori articolari, bruxismo e tensione muscolare, disturbi gastrointestinali, ma le somatizzazioni possono essere le più varie. Gli esperti annoverano questa difficile situazione di vita con la terminologia di “crisi di salute mentale”. Il soggetto “esaurito” può arrivare a non essere più in grado di affrontare le attività quotidiane, come alzarsi dal letto, prendersi cura della propria persona e della propria casa, andare a lavoro… Quando ci si sente “consumati” nelle energie, nelle risorse e nella volontà, o quando i nostri cari ci riferiscono di vederci in difficoltà la prima indicazione utile è di ottenere una valutazione clinica per capire meglio la situazione. In un eventuale trattamento “dell’esaurimento nervoso” è possibile agire a livello integrato su diverse componenti, tramite il sostegno psicologico, e in un secondo momento la psicoterapia, un supporto psicofarmacologico e l’utilizzo di tecniche di rilassamento.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta