Ti ricordi, quella foto? E quando abbiamo guardato quella partita? E quella sera, in pizzeria? E l’anno scorso al mare? Potremmo andare avanti un giorno intero e poi un altro ancora. Sembra un secolo fa, è passato solo un mese da quando l’uragano ci ha travolto, togliendoci certezze, spegnendo mille luci, chissà quando le riaccenderemo. C’è una domanda che fanno tutti, puoi cambiare canale, passare da un programma all’altro, da un ospite all’altro. Tutti la stessa domanda, che ti sembra perfino banale e banale non è: “quando finirà?”. “Quando torneremo a essere noi stessi?”.
E quella domanda rimane sempre lì, sospesa a mezz’aria, in mezzo a mille se e altrettanti ma. E i giorni passano, la curva rallenta abbastanza ma mai troppo, hai la sensazione che “potrebbe anche non finire mai”. E hai la sensazione di non ritrovare più le tue piccole o grandi certezze. Saranno sempre certezze “sospese”. Saranno sorrisi a metà. O nascosti dalle mascherine. E saranno abbracci “lontani”. Ci manca tutto questo. Ci manca la normalità. La quotidianità di ieri. Già, eravamo felici e ce l’eravamo (forse) dimenticati.
Raffaele Tomelleri