Aveva già le valigie pronte, Roberto Inglese. Era il suo destino. Il Chievo l’aveva preso ma ogni anno lo prestava qua e là, “per farsi le ossa”, si diceva. E anche in quell’estate del 2015, la solita storia. “Deve andare a giocare, lo diamo in prestito” aveva sentenziato Luca Nember, all’epoca plenipotenziario del Chievo. Ternana o Brescia, Inglese, ragazzo timido, aveva già “digerito” l’ennesimo prestito.
Poi arriva l’amichevole, proprio col Brescia. A Lonato. Giornata fredda, temporale dall’inizio alla fine. Il Chievo è un po’ frenato, Maran manda dentro Inglese, nella ripresa. E proprio Inglese, inventa l’1-0 con una girata da bomber vero. “Roby resta qua” dice sicuro a fine partita Maran. “Non solo per il gol, ma perchè lo sto studiando da un po’, ci può tornare molto comodo. Troverfàspazio, anche se ha davanti Meggiorini, Paloschi e Pellissier”.
Roby disfa le valigie. Rimane al Chievo. Sarà la sua fortuna. Un oaio di grandi stagioni, poi la cessione al Napoli, 15 milioni e un ingaggio da top player. E pazienza se poi, non tutto è andato come doveva. Il Napoli lo gira al Parma, Inglese inizia benissimo, se ne parla addirittura in chiave azzurra, poi infila una lunga serie di infortuni da cui non è ancora uscito. Eppure, che nostalgia, c’è stato un momento in cui, anche alla Pantalona, la lingua madre era proprio l’Inglese.