“Non è possibile non comunicare”, così postula il primo assioma della comunicazione, coniato da Paul Watzlawick e dagli esponenti della Scuola di Palo Alto. Significa che la non-comunicazione di fatto non è possibile, in quanto qualsiasi comportamento comunica all’altro qualcosa ed è impossibile agire un suo contrario, ovvero un non-comportamento.
La comunicazione non verbale trasmette informazioni tramite canali visivi, uditivi e tattili senza avvalersi del linguaggio. Include i movimenti del corpo, la distanza interpersonale, i gesti, l’espressione del volto… Sia le parole che il silenzio quindi, hanno valore di messaggio.
L’immagine dell’uomo di successo oggi è rappresentata prevalentemente da chi “sa parlare” e raramente da chi “sa ascoltare”. Il messaggio veicolato è che le persone più silenziose siano meno capaci e quindi meno performanti. Il silenzio inoltre può di per sè generare sensazioni spiacevoli come di non essere all’altezza della conversazione, di non saper ribattere a sufficienza, di dover riempire gli spazi per non lasciare
spazio ad ansie. Pertanto ognuno di noi è portato a credere che per essere percepito come soggetto forte si deve esporre: deve parlare e più lo fa meglio è. Eppure, chi vuole davvero comunicare efficacemente deve saper gestire e bilanciare entrambi gli aspetti: il parlato e il silenzio.
All’interno delle strategie comunicative più potenti è sempre presente il silenzio e la relativa capacità di ascolto. Il silenzio non è debolezza, ma al contrario se ben utilizzato può trasmettere una grande forza.
Chi sa usare il suo potere è come se prendesse più spazio nel rapporto, proprio come quando ci viene detto di occupare spazio fisico durante le interazioni per dare un senso di padronanza della situazione. Il silenzio sottolinea alcuni passaggi della conversazione e li ferma nella mente di chi ascolta. Il silenzio dona ritmicità al testo. Parlare di continuo, è un po’ come suonare uno strumento senza fare alcuna pausa tra le battute. Il silenzio, deve avere un suo spazio nella comunicazione, in quanto può essere addirittura più efficace di tante parole e trasmettere importanti messaggi. Per comprenderne la sua rilevanza ci basta pensare a una cosa molto semplice e che ognuno di noi ha sicuramente sperimentato. Quando ci accorgiamo di stare veramente bene con una persona? Quando riusciamo a stare con lei in silenzio, insieme, senza imbarazzo, senza necessità di colmare i vuoti… Il silenzio è quindi relazione.
Promuove l’ascolto, diventa accoglienza dell’altro, vicinanza e comprensione. Senza di esso la comunicazione diventa un flusso ininterrotto di parole, monocorde, un dialogo tra sordi. Non solo, ma le pause, create dal silenzio, connotano di spessore ciò che si è detto o ciò che si è appena ascoltato.
*Psicologa e psicoterapeuta