Entriamo nella Marangona, questa immensa area verde a forma di triangolo a nord dell’autostrada A4, delimitata a ovest da Madonna di Dossobuono e dal Quadrante Europa e a Est dal quartiere di Golosine Santa Lucia.
Lo sviluppo di questo milione e mezzo di metri quadrati che per il 49% è di proprietà del Consorzio Zai e per il resto di privati ancora da espropriare, è stato al centro di un fortissimo dibattito politico che ha visto profonde crepe in Giunta e nalla maggioranza che sostiene il sindaco Tommasi per il timore che si tratti di una cementificazione come sostengono l’assessore Bertucco e la consigliera Cugini che hanno votato contro, mentre smentisce tutto l’assessora e vicesindaca Barbara Bissoli insieme con il resto della maggioranza.
Entriamo nella Marangona grazie al Masterplan elaborato dai professionisti Giulio Saturni, Giancarlo Conta e Pierluigi Grigoletti con obiettivo 2030.
E l’obiettivo è quello di “attrarre nuove funzioni per rafforzare lo sviluppo della città metropolitana”. Quindi, come diceva ieri su queste pagine il presidente del Consorzio Zai Matteo Gasparato, non solo logistica.
Le funzioni logistiche sono previste in due dei cinque ambiti in cui è ricompreso lo sviluppo dell’area e sono Corte Alberti (già assegnata alla VGP che ora con l’ok all’accordo di programma potrà avere il permesso di costruire) e l’ambito Monsuà.
In Comune è emersa la richiesta che l’ambito riservato alla logistica sia solo uno. Si vedrà in base alle esigenze del mercato. perchè la Marangona è “l’ambito naturale di ampliamento del Quadrante Europa”.
Però altri ambiti hanno funzioni diverse, per esempio “attività legate alla produzione e all’innovazione, alla ricerca e all’università ma anche alla cultura e alla creatività che potranno determinare il motore dello sviluppo urbano-metropolitano di Verona dalla Zai all’aeroporto”.
Due comparti per ricerca e innovazione
Quindi l’ambito 3 denominato Trezze è destinato a digital hub, privilegiando funzioni produttive e direzionali ad alto contenuto di innovazione tecnologica.
L’ambito 2 Ca’ Perina dovrebbe invece diventare l’hub della conoscenza e dell’innovazione nella prospettiva di coniugare i temi della mobilità e della logistica con quelli tecnologici e della sostenibilità coinvolgendo i servizi formativi promossi dal Consorzio Zai, l’Università dipartimento di informatica e i centri di ricerca, fondazioni e associazioni di categoria.
C’è poi l’angolo a sud est, l’ambito 5 definito Marangonina (Capeto-Reali) destinato ad ospitare servizi di scala metropolitana privilegiando quelli legati alla cultura e alla creatività.
Qui potrebbe trovare posto un’Arena coperta per spettacoli e concerti, utilizzabile tutto l’anno e si ritiene sia il luogo più idoneo perché autonomo dal resto della Marangona e può essere dotato di un ingresso e uscita dedicato dalla Tangenziale sud (uscita 5).
IL VERDE.
Uno dei temi di maggior polemica nel merito della delibera approvata dal Consiglio comunale, è la tutela del verde, tanto che sono state inserite prescrizioni per mitigare l’impatto edilizio, prevedendo circa 450 mila metri quadrati di tutela ambientale e terreni permeabili oltre al contenimento delle altezze dei capannoni.
Ma nel Masterplan, che potrebbe essere integrato, c’è già un capitolo dedicato alle 50 sfumature di verde. Il verde, declinato in una pluralità di usi, si legge nel Masterplan, diviene “protagonista indiscusso per la Marangona”. “La ricerca di un progetto ecologico infatti è sempre più la chiave di lettura indispensabile per affrontare le sfide della città del futuro”.
Si propone così “un cambio di passo per creare un nuovo modo di pensare ai luoghi del lavoro”.
Dalle dune del deserto all’Arena coperta
E’ previsto il km verde che si estende per l’intero confine con l’autostrada A4, oltre a percorsi alberati interni, un bosco urbano, la modellazione del terreno con collinette che mitigano l’impatto stradale del traffico. E poi stagni di raccolta dell’acqua, corsi d’acqua, rain garden dove non è garantita la massima permeabilità delle superfici pavimentate, coperture verdi, serre idroponiche, green wall, giardini d’inverno.
Il verde, dice il Masterplan,che secondo la vicesindaca Bissoli è un’ottima base di partenza, “vuole diventare una seconda pelle per la Marangona”.
E la ricerca di sistemi resilienti e a zero emissioni è “un fine che andrebbe perseguito già con il primo programma di sviluppo della Marangona”.
Proprio in merito al verde e alla mitigazione ambientale, negli ambiti 2 e 3 (destinati a tecnologia e innovazione) si è pensata una soluzione architettonica che evoca il movimento delle dune del deserto, creando spazi sottoterra e in elevazione in grado di ospitare gli hub di ricerca.