Emergenza sicurezza al Pronto Soccorso L’Azienda precisa che i protagonisti dell’ultima lite non erano “in attesa da ore”

L’Azienda Ospedaliera non ci sta e dopo l’ennesima lite fra pazienti avvenuta nel Pronto Soccorso di Borgo Trento nella notte fra giovedì 3 e venerdì 4 aprile, interviene con una nota per precisare che “non è nata fra persone in attesa “da ore e ore”“.
Si tratta di due uomini, scrive nella sua nota la direzione dell’Azienda Ospedaliera, già ampiamente noti ai sanitari del PS con accessi plurimi. Uno è un paziente con problemi psichiatrici che ha fatto il triage all’1.18 ed è stato preso in carico all’1.20, seguendo lo specifico protocollo per questi casi. Sono state chiamate le Forze dell’Ordine, è stata fatta la visita psichiatrica e disposta la terapia per il controllo dell’agitazione psicomotoria che era in corso.
Il secondo uomo, senza dimora, viene quasi ogni notte in Pronto soccorso chiedendo riparo dal freddo. Era un codice bianco in attesa della visita, ma con un commento ad alta voce ha scatenato la reazione del primo paziente che era già stato dimesso e stava andando via in ambulanza. Sono due storie di fragilità e di disagio sociale più che di vera emergenza sanitaria, che trovano nel PS il primo presidio a cui rivolgersi. Non sono state quindi reazioni di pazienti in normale attesa dei sanitari.
Per quanto riguarda, infine, l’attività della vigilanza privata notturna presente in ospedale, la direzione dell’Azienda precisa che, non essendo agenti delle Forze dell’Ordine, le guardie non possono intervenire a dividere le persone, ma solo nel caso di danni alle strutture.
A seguito della risposta da parte dell’Azienda Ospedaliera è intervenuto il segretario generale Uil Fpl di Verona Stefano Gottardi per riportare l’attenzione su una realtà che, purtroppo, dice, resta invariata nei fatti.
“La sicurezza nei Pronto Soccorso – sottolinea Gottardi – è insufficiente, e il personale sanitario viene lasciato solo a fronteggiare situazioni ad alto rischio. Nei Pronto Soccorso di Verona – come in molte altre realtà – non si parla più solo di carichi di lavoro insostenibili o di turni massacranti. Oggi, i professionisti della sanità sono sempre più spesso coinvolti in episodi di aggressione verbale e fisica, litigi tra utenti in stato di disagio, conflitti tra persone con problematiche psichiatriche o senza fissa dimora. Tutto questo accade regolarmente nelle sale d’attesa, senza che vi sia un sistema di sicurezza realmente efficace a tutela degli operatori e degli stessi pazienti.
Se, come dichiarato, le guardie giurate non sono autorizzate a intervenire in certe circostanze, e il personale sanitario non può – e non deve – assumersi responsabilità che non rientrano nelle proprie mansioni cliniche, chi garantisce – si chiede – la sicurezza negli ospedali? Dobbiamo forse restare a guardare passivamente finché la situazione non degenera?”.
Per Gottardi “è inaccettabile che, in un contesto di sanità pubblica, si scarichi implicitamente sul personale sanitario la responsabilità della gestione dell’ordine pubblico, a scapito della loro sicurezza e della qualità dell’assistenza. Ogni intervento “improvvisato” da parte di un sanitario per contenere una lite o un’aggressione rappresenta un rischio legale, fisico e professionale. È paradossale pensare che questa condizione venga accettata come “normale” da chi coordina i servizi, tanto da arrivare – come accaduto durante l’intervista del 4 febbraio su Canale 5 al primario del Pronto Soccorso – a evocare con ironia l’idea di “sanitari karateki”. Non si può banalizzare un problema tanto serio con battute o slogan”.
Il sindacato chiede interventi immediati e strutturati, a partire dall’introduzione di figure specializzate nella sicurezza, da una formazione adeguata ad affrontare le emergenze non sanitarie e, soprattutto, da una presa in carico chiara e concreta da parte della direzione aziendale.