“El bocia de Avesa” fa 70 anni. Caro Franco, non è possibile… Campione di umiltà, sei nel cuore e nella storia di una squadra

Raffaele Tomelleri

Caspita, 70 anni. “Chi, Bergamaschi? Non è possibile…”. E invece sì, porca miseria, domani ne fa proprio 70. Lui, “el bocia di Avesa”, svezzato a pane e calcio dall’Hellas, talento puro, mai partito da qua anche se ha girato mezza Italia e giocato pure nel Milan di Rivera. O se preferite, uno che ha girato l’Italia, lasciando sempre qui un cuore gialloblù.
Dio buono, Franco, hai davvero 70 anni? Ma no, dai, tu sei quello del “tunnel a Turone”, nella fantasia della gente. Il tunnel di quel “5-3 che non morirà mai”, a quel Milan che t’aveva già preso, te e Pizzaballa, ricordi?
Tu sei quello che disegnava calcio, umile e forte, semplice e grande. E la gente ti voleva bene, perchè sei sempre stato “el bocia di Avesa”, mai cambiato di una virgola, uguale a te stesso. Eri quello del sorriso stampato, il tuo era il calcio della passione e della gioia, “perchè era la cosa che avrei voluto sempre fare”.
Era un sogno che si avverava, “…io, giocare con la maglia del Verona, toccavo ogni volta il cielo con un dito”. Ma a te hanno voluto bene tutti, anche la gente di Genova, di Foggia, di Cesena, di Rimini, non solo perchè sapevi giocare a calcio. Macchè. E anche al Milan, nonostante tutto, hai lasciato un bel ricordo. Magari l’hai un po’ sofferto, perchè era il Milan di Rivera, di Rocco, e di grandi personalità. Però, era impossibile non volerti bene, come succede alle persone in gamba. Quelle capaci di reinventarsi anche una vita, quando si spengono le luci.
L’hai fatto anche tu, senza rinnegare mai te stesso, senza scorciatoie, senza lamentele. E allora, ecco che il “bocia di Avesa” lo trovavi al casello di Sommacampagna, con lo stesso sorriso di sempre, col quale ti chiedeva due parole sull’Hellas, come un tifoso qualunque. E da tifoso, sei salito sul pullman, quante volte l’hai fatto, per andare in curva, “…anche se era serie C, perchè una squadra non si abbandona mai”. Tu, Bergamaschi, “quello del tunnel a Turone”, che magari tanti tuoi compagni di viaggio neanche erano nati.
E per l’Hellas hai lavorato, allenato, insegnato calcio. Sempre in silenzio, dietro le quinte, mai cercate le luci della ribalta, mai inseguito un’intervista, “…ma va’, io son fatto così”, hai sempre detto. Come se alla gente non innteressasse la tua storia, ma solo quella di Zigoni e Luppi, Mascetti e Maddè. E loro han sempre detto di te “che quelli come Franco, sono sempre più rari”.
Già, proprio vero. Quelli come Franco sono sempre più rari e soprattutto, non invecchiano mai. Tu ai 70 anni, gli fai un tunnel, come quella volta a Turone. Son quelli come te che rendono il calcio più bello e più vero…