Ecosistema, Verona resta al 67° posto Ma per le opposizioni si conferma il divario con le province che ci circondano che stanno meglio

Verona si conferma anche quest’anno al 67° posto nella classifica ‘Ecosistema Urbano 2019’, realizzata da Lega­mbiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Ma se la posizione è la stessa del 2018, aumenta invece il punteggio assegnato alla nostra città, che passa dal 48,7 al 49,8 per cento, guadagnando più di un punto percentuale. Questo è il mezzo bicchiere pieno visto che il comune parla di un risultato positivo frutto delle prime politivhe ambientali messe in atto a inizio di mandato. Ben diverso il giudizio delle opposizioni secondo le quali (leggi Michele Bertucco) la classifica Legambiente sull’ecosistema urbano fotografa la situazione di una città fortemente penalizzata dall’assenza di politiche della mobilità, della gestione dei rifiuti e per il risanamento della qualità dell’aria. Consumiamo troppo suolo e prestiamo poca attenzione al verde pubblico nei quartieri. Basti dire che gli alberi in città sono appena 19 ogni 100 abitanti contro i 34 di Milano, i 32 di Mantova, i 64 di Brescia. I metri quadri di verde fruibile per abitante dai noi sono appena 28,2 contro i 48,8 mq di Mantova, i 62,9 mq di Ferrara oppure i 414,9 mq di Trento. Anche per il PD il rapporto Legambiente sull’ecosistema urbano 2019 conferma il grave distacco, in termini di efficienza nella gestione del territorio, tra la nostra città e gli altri grandi centri urbani che gravitano nella nostra stessa area di influenza, cioè l’asse del Brennero e l’area del Garda. Trento, Mantova e Bolzano, o la stessa Brescia, si posizionano infatti ai primissimi della classifica o comunque entro i primi 30, mentre noi restiamo ben al di sotto della metà. Registra inoltre il distacco della nostra città rispetto agli altri capoluoghi del Veneto. Ma l’assessore Ilaria Segala tira dritto per la sua strada: “La classifica 2019 ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa – spiega l’assessore all’Ambiente Ilaria Segala -. Migliorare la qualità dell’aria nella pianura padana è un obiettivo che richiede molti soldi e l’impegno di tre Regioni. A Verona, con le politiche messe in campo, abbiamo migliorato almeno uno dei due fattori inquinanti, il biossido di azoto. Altri comportamenti virtuosi sono stati registrati dal report, segno evidente che la sensibilità ambientale si sta diffondendo fra i veronesi, che ringrazio. Modificare le abitudini quotidiane può sembrare difficile, invece basta poco e i giovani ci stanno dimostrando che è possibile. Sono soddisfatta dei piccoli progressi e per l’anno prossimo mi aspetto di scalare altre posizioni per le attività messe in campo nel 2019”. Rispetto all’anno scorso, emerge un miglioramento della qualità dell’aria su uno dei due indicatori. Se infatti per Pm10 siamo stabili, in linea con i risultati dell’anno scorso, saliamo di 5 posti in classifica per diminuzione del biossido di azoto, il secondo indicatore monitorato dal­l’Arpav. Questo inquinante è prodotto dalla combustione, e quindi da auto, stufe, falò e caldaie, e il suo abbassamento è uno degli effetti delle ordinanze per il blocco degli euro 3, per la limitazione del riscaldamento e di certe tipologie di impianti e per il divieto di fuochi all’aperto. Diverso è l’andamento dell’ozono, che è il fattore dell’inquinamento estivo, dipendente esclusivamente dalle alte temperature. Si ricorda inoltre che Verona è stata premiata tra le Best Practices 2019 per la mappatura del verde.