Economia veronese con il segno meno L’indagine trimestrale di Confindustria segnala un -3,5% per la produzione industriale. Negativi, anche se in miglioramento rispetto alla precedente rilevazione, anche vendite e ordini. Boscaini: «I politici colgano le esigenze del Paese»

Il presidente di Confindustria Verona, Raffaele Boscaini
Il presidente di Confindustria Verona, Raffaele Boscaini

L’economia veronese chiude il 2024 con un altro segno meno: -3,25% per la produzione industriale. Negativi, ma in miglioramento rispetto alla precedente rilevazione, anche vendite e ordini. Previsioni che si fanno meno cupe per il 1° trimestre del 2025. Nella media del 2024 l’attività industriale è scesa nel complesso del -3,3% (-3,5% media Italia). Le previsioni per il 1° trimestre del 2025 delineano un miglioramento (-0,37%). Stabile la capacità produttiva, normale o soddisfacente per il 64% delle aziende che hanno partecipato all’indagine. Le vendite nel 4° trimestre dell’anno restano sotto lo zero. In particolare, quelle verso il mercato italiano segnano un calo del 4,4%, meglio l’export verso l’Europa che si ferma al -1,18% e l’export extra-Ue -1,17%. Le aziende con un portafoglio ordini che assicura lavoro oltre i tre mesi diminuiscono al 61% (74% nel 3° trim 2024). Stabile la situazione per i pagamenti, normali per l’84% delle aziende. Stazionari i prezzi delle materie prime (+0,25%) e dei prodotti finiti (+0,33%). Segnali incoraggianti dal dato sugli investimenti, nonostante il clima di incertezza, 8 imprenditori su 10 prevedono di aumentarli o mantenerli stazionari nei prossimi 12 mesi. Solo per il 4% saranno in diminuzione. Fatturato in aumento o stabile per il 79% delle imprese di servizi (74% nella precedente rilevazione). Capacità produttiva normale o soddisfacente per l’89% di esse-

Le prospettive. Interrogate sulle prospettive per l’economia italiana nel 2025 rispetto al 2024, il 78% delle aziende si aspetta una situazione di stazionarietà o di crescita. Solo il 22% dichiara una contrazione. La risultante delle variazioni positive e negative dichiarate è una crescita media attesa pari a 1,68%. Migliorano le aspettative nei confronti del proprio business, l’89% degli imprenditori prevede che la propria azienda accrescerà o manterrà stabile il proprio business. Tra i principali ostacoli: la situazione di instabilità internazionale (21% delle risposte); nuovi rischi di rialzo dei prezzi delle materie prime e delle commodity (19%) e la difficoltà di reperimento di figure professionali adeguate (18%). Tra le strategie messe in atto per affrontare i rischi previsti, le aziende segnalano acquisizione nuovi clienti (15%), ottimizzazione dei processi interni (13%) e sviluppo nuovi prodotti/servizi (13%).

Il commento. “La situazione descritta dai dati – ha commentato Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona – non ha una facile lettura, a fronte di un risultato della produzione industriale ancora negativo rimangono aziende con performance altamente positive e investimenti costanti. Certo è che la situazione internazionale, gli equilibri precari e la minaccia di politiche protezionistiche non aiutano la fiducia delle imprese. E proprio instabilità internazionale, nuovi rischi di rialzo dei prezzi delle materie prime e delle commodity e la difficoltà di reperimento di figure professionali adeguate sono gli ostacoli maggiori allo sviluppo. Ostacoli – aggiunge – che si conta di superare con acquisizione di nuovi clienti, ottimizzazione dei processi interni, sviluppo nuovi prodotti/servizi, ottimizzazione dei costi e della strategia dei prezzi, innovazione di prodotto/processo e investimenti nelle risorse umane. Strategie che, sempre secondo le aspettative medie delle imprese, facendo cioè la somma tra previsioni positive e negative, dovrebbero portare a una crescita del proprio business di circa il 5%. Di fronte agli sforzi delle imprese – conclude – credo sia essenziale poter contare su una politica che sappia cogliere le esigenze di uno sviluppo del Paese e concretizzarle in provvedimenti che possano essere di spinta. Confindustria sta lavorando su diversi fronti anche con l’Europa per riuscire a mettere al centro una politica industriale che ridia slancio alla crescita.

Gli «abili al lavoro» sono più di 6mila. Si tratta di persone con disabilità. I risultati di una misura come il voucher rafforzato

Prosegue il ciclo di incontri promosso da Regione del Veneto e Veneto Lavoro, in collaborazione con Unioncamere del Veneto, per informare imprese, datori di lavoro e operatori sulle opportunità di inclusione lavorativa delle persone con disabilità. La tappa di Verona, che ha avuto luogo alla Camera di Commercio, ha rappresentato l’occasione per avere il quadro dell’occupazione delle persone con disabilità nel territorio scaligero. “Crediamo fermamente che ogni cittadino, valorizzando le proprie competenze e le proprie capacità professionali, possa dare un contributo fondamentale allo sviluppo economico e sociale del nostro territorio”, il commento a margine dell’Assessore regionale all’istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità, Valeria Mantovan. A introdurre i lavori della mattinata sono stati Valentina Gagliardo, componente di Giunta della Camera di Commercio di Verona, e Tiziano Barone, Direttore di Veneto Lavoro. “La disabilità è una condizione umana che ha a che fare con la domanda della persona di realizzazione nella vita e nel lavoro – ha sottolineato Tiziano Barone – Il voucher rafforzato, che rappresenta la principale misura di politica attiva prevista dal programma regionale, è il primo esempio in tal senso, ma lo è anche lo strumento delle Convenzioni da articolo 14, che sicuramente può essere rivisto in un’ottica di maggiore ampliamento, perché tutte le opportunità di inserire al lavoro una persona con disabilità in più sono importanti e da incentivare”. Come illustrato da Laura Mulas, ricercatrice dell’Osservatorio regionale Mercato del Lavoro, al 31 dicembre 2023 (ultimo dato disponibile), le persone con disabilità occupate nella provincia di Verona sono poco più di 6.000, il 18% del totale in Veneto, e risultano impiegate presso quasi 4.000 aziende. Si tratta prevalentemente di adulti di età compresa tra i 30 e i 54 anni assunti con contratto a tempo indeterminato e su chiamata nominativa da parte delle imprese. Il 36% ha un contratto part time e solo il 7% del totale è rappresentato da giovani under 30. La maggior parte dei lavoratori sono impiegati nel settore metalmeccanico, in ambito socio-sanitario, nel commercio e nella logistica, prevalentemente con una qualifica di impiegati. I disoccupati con disabilità iscritti ai Centri per l’impiego del territorio sono circa 4.600, di cui però solo 1.500 attualmente impegnati in una ricerca attiva di lavoro. A quattro anni di distanza dall’ingresso in disoccupazione poco più della metà dei disoccupati risulta occupato, cui si aggiunge un 20% di persone che ha avuto rapporti di lavoro nel periodo considerato, mentre il 28% risulta non aver avuto alcun rapporto di lavoro, la maggior parte dei quali sono persone con una percentuale di invalidità elevata o con una disabilità psichica o intellettiva. Nel corso del 2024 i Centri per l’impiego del territorio hanno rilasciato 1.144 nulla osta all’assunzione di persone con disabilità, mentre altre 1.200 assunzioni sono già programmate in virtù di oltre 500 Convenzioni di Programma attive. In aumento anche i numeri delle Convenzioni art. 14, che consentono alle imprese di adempiere parzialmente agli obblighi di assunzione tramite il conferimento di commesse di lavoro a cooperative sociali di tipo B o imprese sociali del territorio. Al 31 dicembre 2024 risultavano attive 64 convenzioni, con il coinvolgimento di 52 aziende, 19 cooperative sociali e 118 persone con disabilità.