Ecco Valerio, “delirio di un tennista” Da lunedì al Nuovo, 5 serate con un’opera che parla “di amore, di tennis e di vita”

Un muro di plexiglass, il monologo di un tennista stravagante e tanta voglia di tornare alla normalità: è questo il mix di elementi che andranno in scena dal 15 giugno al Teatro Nuovo di Piazza Viviani, a Verona. «IL MURO TRASPARENTE – Delirio di un tennista sentimentale» è il nuovo spettacolo del Teatro Stabile, a cura di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio (scena di Antonio Panzuto), pronto a debuttare per 5 serate in rispetto di tutte le normative vigenti anti Covid-19.
Attore, regista, ma soprattutto Direttore Artistico, Paolo Valerio vestirà i panni del protagonista, Max, un tennista (secondo i parametri FIT, un 3.4) dai tratti quasi pop, anni 70, stravagante ed estremo nel modo di vestire così come nei pensieri, che giocherà una partita a tennis contro un muro di plexiglass, materiale simbolo del distanziamento sociale e del rapporto difficile con l’altro. «Lo spettacolo col muro di plexiglass come barriera tra attore e pubblico doveva debuttare a marzo, una visione quasi profetica», spiega Valerio. “Il protagonista, Max, affronta la vita come farebbe in una partita di tennis. Gioca, pensa, si arrabbia, racconta le sue ossessioni per lo sport, l’oroscopo, le chat. La triade tematica è la vita, lo sport e l’amore, temi accompagnati dalla pallina che rimbalza continuamente sul muro mettendo in scena l’eterno ritorno”.
Una cosa è certa, il teatro di Valerio non vuole e non deve parlare di pandemia o di Coronavirus. «Il mio spettacolo esula da tutta questa vicenda. Non parlo di quarantena, parlo di amore, tennis e vita».
Come in tutte le tragedie, spiega Valerio, “c’è un tempo di elaborazione del lutto. Si ha la necessità di stare sull’argomento; ma dopo si vuole dimenticare. Ci sarà un periodo in cui le persone non vorranno più parlare di pandemia, ma vorranno solo sperare che entro qualche mese si trovi una soluzione. Passa, come una guerra, un cataclisma. Si deve guardare avanti».
. Secondo Valerio, “ogni evento storico ha un preciso arco temporale entro cui è bene che venga trattato e approfondito, dopo di chè, la gente vuole ritrovare la sua dimensione di normalità. Dal punto di vista drammaturgico sono centinaia le opere che trattano di pandemie, ma concluso quel momento specifico, alla gente non interessa più”.
La vera sfida, dice Valerio, “sarà quella di rispettare i protocolli imposti anche ai teatri, dove i posti disponibili saranno meno della metà”. Per quanto riguarda i progetti futuri, Paolo Valerio e il suo staff hanno le idee chiare. “Si ricomincerà a luglio con le stagioni classiche, a partire dallo spettacolo itinerante di «Romeo e Giulietta».
Da oltre 30 anni, lo spettacolo accompagna gli spettatori per le vie di Verona, in un percorso che parte da casa di Giulietta e arriva sul palco del Teatro Nuovo per la parte finale del più famoso dramma Shakespeariano di sempre. “Successivamente tornerà anche «Silent Dante», un altro spettacolo itinerante che da anni coinvolge gli spettatori in un viaggio sui passi di quello che Foscolo, nell’opera “I Sepolcri”, definì il ghibellin fuggiasco, Dante Alighieri, per una vera e propria messa a fuoco sulla vita e le opere del grande poeta e scrittore fiorentino”.
In ogni caso, Valerio sottolinea che ad ora l’obiettivo è solamente uno: «Noi la chiamiamo clausura. Quando sei vicino ad un debutto come questo de IL MURO TRASPARENTE ti concentri solo sullo spettacolo che devi fare ora, funziona come gli esami universitari. Il focus è uno e uno solamente. Il resto è solo distrazione».
E come diceva David Foster Wallace, nel tennis l’unico avversario è il giocatore stesso. “C’è sempre e solo l’io là fuori, sul campo, da incontrare, combattere, costringere a venire a patti”.
E lo spettacolo di Valerio si conclude proprio con una frase di Wallace: “E tu sei la sua occasione. Scompari dentro al gioco: fai breccia nei tuoi limiti: trascendi: migliori: vinci. […] È tragico e triste e caotico e delizioso. E tutta la vita è così, come cittadini dello Stato umano: i limiti che ci animano sono dentro di noi, devono essere uccisi e compianti, all’infinito”.
Vanessa Righetti