“Va tutto bene, i cantanti sono riusciti a fare le prove, con Fiorello ci divertiamo. Certo, il teatro è un fortino, mi muovo dall’albergo solo per venire qui”. A parlare è Amadeus, conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo. Martedì comincia il festival dell’era Covid, che entrerà nella storia: niente pubblico in sala, niente folla fuori. Cosa la colpisce di più?” Le strade deserte quando usciamo finite le prove. Alle undici di sera l’anno scorso c’erano centinaia di persone. Quest’ anno Sanremo sembra una città fantasma. Da un punto di vista sanitario siamo iper protetti, faccio il tampone ogni due giorni. La mia vita è: albergo-teatro, teatro-albergo”.
“Commuoversi sul palco? No, ma se dovesse capitare…non ho pudore, sono uno che i propri sentimenti li esterna: così come mi diverto sul palco, e si vede, non trattengo le lacrime”. “Vogliamo portare leggerezza e regalare un sorriso. Sanremo è un appuntamento e va rispettato. La pandemia ci ha devastato anche psicologicamente, penso ai ragazzi. Non l’avrei immaginato neanche in un film di fantascienza, che peraltro non sarei andato a vedere. Dobbiamo vaccinarci”, aggiunge Amadeus
“Martedì apriamo con Diodato e Fai rumore, non solo perché ha vinto l’anno scorso ma perché la sua bellissima canzone è diventata un inno durante il lockdown. Per milioni di italiani ha assunto un altro significato. Poi venerdì torna Mahmood, uno dei simboli del rinnovamento di Sanremo. È ospite nella serata delle Nuove proposte, Mahmood è nato qui, su questo palco. Sono felicissimo che venga”, spiega Amadeus che poi affronta uno dei temi delicati di questa vigilia. “L’idea di invitare Schwazer? Le idee sono condivise. È apparsa la notizia che era stato assolto, siamo amanti dello sport e mi sembra bello intervistarlo per capire cosa è successo”. E poi, sulla questione Ibrahimovic, che divide gli appassionati. “I social sono pieni di commenti negativi sulla presenza di Ibrahimovic? Ha 39 anni, sta portando il Milan a disputare un campionato pazzesco. Ha obiettivi, l’energia per portarli a termine e una storia da raccontare. Conosciamo Ibra calciatore, ci può piacere o non piacere, ma ha reso felice chi l’ha avuto in squadra. Non è il campione alla Zanetti o alla Maldini, è un giocatore che divide, ma una persona da conoscere. È simpaticissimo”.