Ecco lo studio che ha frenato Conte “Se si fosse tornati alla normalità, nuovo picco e nuova emergenza l’8 giugno !”

Cosa succederebbe se l’Italia riaprisse tutto? Lavoratori in ufficio, scuole con i cancelli aperti, bar, ristoranti, contatti sociali come prima. Lo scenario sarebbe apocalittico. O almeno è quanto prevede il report del Comitato tecnico-scientifico sul quale Giuseppe Conte e tutto il governo hanno assunto le decisioni per la Fase 2.
Se si tornasse alla normalità, il picco dei contagi sarebbe raggiunto l′8 giugno. Numeri mostruosi, se si considera che la previsione dei posti necessari in terapia intensiva per quella data sarebbe superiore ai 151mila, a fronte dei circa 10mila letti di cui il nostro sistema sanitario attualmente dispone.
Il totale dei malati che necessiterebbero cure in reparti intensivi sforerebbe i 430mila.Il tutto perché l’R0, il parametro che indica il tasso di diffusione dei contagi, schizzerebbe a 2,25 (ogni persona con Covid-19 ne contagerebbe più di due). Una cifra da tenere a costante riferimento di tutti i ragionamenti sul tema, dato che il Cts considera fondamentale il mantenimento di quel rapporto sotto l′1.
Il report prevede 46 diverse simulazioni di riaperture. Ma nelle conclusioni indica una strada ben precisa. Si legge infatti: “Il modello evidenzia come sia ipotizzabile attivare i seguenti settori Ateco a patto che vengano adottate tutte le misure di distanziamento sociale e di igiene personale ed ambientale: 1. settore manifatturiero; 2. settore edilizio; 3. settore commercio correlato alle precedenti attività e con, in fase iniziale, l’esclusione delle situazioni che generano forme di aggregazioni (es. mercati e centri commerciali); 4. trasporto locale correlato alle attività di cui ai punti 1, 2 e 3”. Esattamente la strada scelta dal governo, che ha mutuato da qui le norme inserite nell’ultimo dpcm. Una strada che secondo le previsioni prevederebbe un R0 di 0,69 (ogni persona infettata ne contagia in media meno di una), e un numero di ricoveri in terapia intensiva che dal 4 maggio è destinato a diminuire.
Intanto, subisce una battuta d’arresto, anzi fa un passo indietro il cammino della Germania fuori dal tunnel del Coronavirus. Mentre si intensificano il dibattito e le polemiche sul ritmo delle riaperture, il tasso di contagio, il cosiddetto R0 che definisce il numero di persone infettate da ogni ammalato di Covid-19, è tornato negli ultimi due giorni vicinissimo alla soglia di 1: per l’esattezza, 1 ieri, 0,96 oggi, dopo essere sceso fino a 0,7 due settimane fa. Lo annuncia il Robert Koch Institut (RKI) nel suo rapporto quotidiano sullo stato della pandemia, che in Germania ha superato la barra di 160 mila casi di contagio e 6 mila decessi.