Lo sport che piaceva a Gianni Mura, tante volte protagonista attorno al tavolo di “Palla Lunga e raccontare”:
Il suo era lo sport “a bassa voce”, “…dove chi perde non è solo il primo degli sconfitti o un mona qualsiasi”, diceva.
E faceva l’esempio: “Sento dire, “è arrivato solo quarto al mondiale”. Ma dico io, se arrivi quarto al mondiale, vuol dire che ne hai solo tre più bravi di te, al mondo…”.
E ancora: “Purtroppo, oggi contano solo i numeri. Ma Pantani, ad esempio, ha vinto solo 39 corse eppure nessuno come lui ha sapto regalare emozioni alla gente. Perchè al tifoso, piace chi sa darti qualcosa in più, piaceva Moser più di Saronni, perchè Moser dava sempre tutto e non aspettava, magari, la volata per vincere…”.
Non sopportava i dati del calcio, Gianni Mura. “Oggi ti dicono che hai tenuto la palla per il 58%, oppure che un giocatore ha corso 12km, ma cosa conta? Non vinci le partite per questo. Questi sono dati che servono, forse, solo agli allenatori, ma a me non dicono niente. Bisogna restituire allo sport qualcosa che ha perso, un’umanità che ieri c’era e che oggi purtroppo stentiamo a trovare…”. Ah, come manca Gianni Mura.