Ecco la verità sulla “seconda ondata” "I nuovi contagiati non sono come i primi contagiati", sostiene il professor Bassetti

La seconda ondata e il ritorno del lockdown sono lo spauracchio di questi mesi, in attesa del ritorno dell’autunno. L’aumento dei contagi, che nelle ultime settimane procede a ritmo incalzante, sta preoccupando la popolazione, che teme l’arrivo di una nuova quarantena.
L’Italia al momento è uno dei Paesi europei che sta contenendo al meglio il numero dei nuovi casi di Covid, a differenza della Germania, della Francia e della Spagna, dove ogni giorno si aggiungono positività a tre zeri. Tuttavia, finora l’aumento dei casi non è collegato a un incremento sensibile dei morti, né in Italia né negli altri Paesi, così come non è al momento incidente sulle terapie intensive, come lo è stato a partire da febbraio, causando a tutti gli effetti l’emergenza sanitaria.
Questo fa ben sperare i virologi come Matteo Bassetti, che sul suo profilo Facebook ha analizzato i numeri dei contagi e della mortalità: “I dati mi sembrano incoraggianti”. Nello specifico, il direttore della Clinica malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova ha voluto esaminare i dati attuali dell’Italia e di altri Paesi che in passato hanno attuato misure stringenti per contenere il contagio e quelli dei Paesi che, invece, sono stati più permissivi: “Sia nei Paesi che hanno utilizzato contromisure più severe contro la pandemia (Italia, Spagna, Germania) che nei Paesi che invece hanno usato metodi molto più ‘blandi’ (USA, India), dove il virus é praticamente ‘sfuggito di mano’, i decessi in percentuale sono decisamente calati”. Alla luce di questo, Bassetti ipotizza che potrebbe voler dire che “i nuovi contagiati stanno meglio dei primi contagiati, o perché non si ammalano affatto (non é un caso che aumentano gli asintomatici) o perché la malattia è molto più gestibile dal punto di vista medico”.
Anche il professor Remuzzi è concorde con questa lettura: “I positivi che scopriamo hanno una carica virale bassa, almeno in Lombardia, e sono per lo più asintomatici. Finché non aumentano i ricoveri per Covid in pneumologia e in terapia intensiva possiamo stare abbastanza tranquilli, perché il contagio non si traduce in malattia”