Guida una giunta DC-PSI, ha idee esperienza, la città cambia passo.
Renato Gozzi diventa sindaco nel febbraio 1965, dopo due mesi di trattative fra i partiti che portano a Verona la prima giunta di centrosinistra Dc-Psi. Una strada aperta, a livello nazionale, dai due governi di Aldo Moro del ’63 e ’64. Punto di riferimento della Dc scaligera per la Valpantena fin dal dopoguerra, Gozzi conta su una solidissima esperienza amministrativa: sindaco di Grezzana per dieci anni (1946-1956), presidente di Agsm (1951-1958), parlamentare dal ’53, presidente della Provincia dal ’61, con Giorgio Zanotto sindaco e Carlo Delaini presidente della Camera di Commercio. “Un triunvirato molto affiatato scriverà più tardi- che in quegli anni lavorò bene per Verona e provincia”. Da sindaco di Verona, Gozzi avvia subito un importante programma di sviluppo per la città. In ambito sanitario prosegue sulla linea tracciata da Zanotto, avviando i lavori per la costruzione del geriatrico e del policlinico di Borgo Roma. Istituisce dieci farmacie comunali per i quartieri di nuova espansione edilizia. Per l’assistenza agli anziani inaugura nel ’63 l’istituto don Steeb e avvia il progetto per Villa Monga. Per i senzatetto costruisce l’asilo notturno Camploy con 124 posti letto. Per dare attuazione alla legge 167 a favore dell’edilizia popolare, stanzia 1 miliardo 217 milioni per l’acquisto di aree nei quartieri periferici e nelle frazioni: nel quinquennio, fra Agec, Iacp e Gescal verranno realizzati 800 alloggi. Vengono costruite 6 scuole materne, 18 scuole elementari e 9 scuole medie, con una spesa complessiva di 4 miliardi. Al centro dell’azione amministrativa c’è anche il traffico: il 12 novembre 1968 firma l’ordinanza che rende pedonale la parte di città antica compresa fra via Stella, l’Arena e corso Portoni Borsari. Fra i primi sindaci in Italia affronta il tema del decentramento e della partecipazione: istituisce i Consultori di quartiere che nel ’78, nel corso del suo secondo mandato, diventeranno le otto circoscrizioni cittadine. Viene infatti rieletto sindaco nel 1975, a capo di una giunta delle “larghe intese” composta da Dc, Psi, Psdi, Pri e con l’appoggio esterno del Pci. Il lavoro amministrativo prosegue fino al maggio ’79 quando la giunta delle larghe intese entra in crisi sulla delicata questione dell’applicazione della legge sull’aborto nei consultori cittadini. Gozzi conclude l’ultimo anno di mandato amministrativo a capo di un monocolore Dc. In questo quinquennio, le due grandi emergenze che si trova ad affrontare sono la casa e il lavoro. La recessione produttiva iniziata nel 1973 sta infatti paralizzando molte aziende. Le ore di cassa integrazione salgono nel ’75 a 6 milioni 900 mila. L’episodio più drammatico da affrontare è la crisi del lanificio Tiberghien, con 1.300 lavoratori a rischio: nel ’76 il consiglio comunale voterà all’unanimità una fidejussione di 600 milioni a garanzia degli stipendi, finchè lo stabilimento non verrà rilevato da un nuovo acquirente. Concluso il mandato di sindaco, a 65 anni, Gozzi si ritira dall’attività pubblica, mantenendo un ruolo di primo piano nella Dc. Sarà lui a chiudere la sezione di Verona nel 1992, in piena tangentopoli, nella sua qualifica di commissario.
di Rossella Lazarini