Ecco Djordjevic, scusate il ritardo. Gira e gira, può essere davvero lui l’acquisto migliore del Chievo. Perchè il calcio va così, oggi ti dà e domani ti prende. Da scartino a bomber, il passo alle volte è molto più breve del previsto. Un anno fa, l’ex Lazio era un oggetto misterioso, poche apparizioni, un solo gol (alla Fiorentina), mille rimpianti, per quello che doveva essere e non è invece stato. Così, da bomber a giocatore finito, ci vuole niente. Da grande acquisto (in teoria) a flop, fino ad essere piazzato sul mercato, senza che nessuno si degnasse di dargli un’occhiata. “Djordjevic? E chi lo prende più?” il commento degli addetti ai lavori. Ingaggio da top player (750 mila euro a stagione), rendimento da “flop player”, la realtà è stata questa. Così, nonostante l’esposizione alle bancarelle del mercato, Djordjevic è rimasto al Chievo. Tra mille smorfie di diffidenza e scetticismo a mille. Poi, il campo. Il campionato, l’unico giudice che non ammette repliche. E Djordjevic ha subito spalancato una finestra sul futuro. Gol all’Empoli, poi il bis a Venezia, il tris a Salerno, con un numero spettacolare, che ha fatto strizzare l’occhiolino a Campedelli. “Se Djordjevic è questo…”. Già, se Djordjevic è questo, ci sarà da divertirsi un bel po’. E magari, chi pensa alla serie A dovrà pure fare i conti col Chievo, che “rischia” di ritrovarsi in casa il bomber che a lungo ha cercato. Macchè Stepinski, questo è anche più forte. Del resto, a 32 anni, mica può essere finito, uno che ha giocato nella Stella Rossa, nel Nantes, poi nella Lazio, dove aveva fatto vedere di che pasta fosse fatto. Certo, poi un anno e mezzo praticamente senza giocare, una ripresa più lenta del previsto, un fisico che ha bisogno di lavoro e una squadra, (il Chievo di un anno fa) che era l’ideale per farti fare brutta figura. Mettete assieme tutti gli ingredienti, mescolate e il cocktail era uno…spritzAperol, senza Aperol. L’ultimo Djordjevic è tutta un’altra storia. “Lo so, anch’io ho capito che qualcosa è cambiato” ha detto nei giorni scorsi. “Finalmente c’è fiducia, avverto la stima del mister e dei compagni e questo per un giocatore è sempre fondamentale. Poi, i gol ti aiutano a credere in quello che fai. Ti alleni meglio, non senti la fatica, la porta torna ad essere larga mentre prima ti sembrava strettissima”. Adesso tocca a lui proseguire sulla rotta intrapresa. A 32 anni, ha ancora il tempo di prendersi le sue rivincite. “Finito a chi?”. Il calcio racconta spesso belle storie come questa…
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