“Perché farci la guerra per conflitti che dovremmo risolvere parlandoci da uomini? Perché non unire piuttosto le nostre forze e le nostre risorse per combattere insieme le vere battaglie di civiltà: la lotta contro la fame e contro la sete; la lotta contro le malattie e le epidemie; la lotta contro la povertà e le schiavitù di oggi. Perché? Certe scelte non sono neutrali: destinare gran parte della spesa alle armi, vuol dire toglierla ad altro, che significa continuare a toglierla ancora una volta a chi manca del necessario. E questo è uno scandalo: le spese per le armi. Quanto si spende per le armi, terribile!”. Così Papa Bergoglio, oggi.
L’ULTIMATUM A KIEV – Kiev ha intanto respinto ieri sera la richiesta di Mosca di consegnare la città di Mariupol. “La resa non è un’opzione”, ha dichiarato la vicepremier Iryna Vereshchuk aggiungendo che l’Ucraina “chiede che le forze russe consentano immediatamente un passaggio sicuro” per l’evacuazione dei civili. In una lettera, il ministero della Difesa russo sosteneva però che avrebbe stabilito un corridoio umanitario solo se Mariupol si fosse arresa. “Quello che sta accadendo a Mariupol è un immenso crimine di guerra, qualcosa di orrendo, lo dobbiamo condannare in modo netto, la città è completamente distrutta”, ha detto l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. “Questa non è guerra ma la distruzione di un Paese senza considerazione delle leggi della guerra perché anche la guerra ha delle leggi. Moralmente, la Russia ha perso la legittimità. Putin merita la più netta condanna del mondo civilizzato”, ha aggiunto.
IL SOPRAVVISSUTO. “Boris Romanchenko, 96anni, ex prigioniero dei lager nazisti, è morto a Kharkiv. Dopo essere sopravvissuto a Buchenwald, Peenemunde, Dora Mittelbau, Bergen-Belsen, è stato ucciso da un missile russo lanciato contro il suo appartamento durante ‘l’operazione di denazificazione’. I nuovi fascisti continuano il lavoro di Hitler”. Lo scrive sul suo canale Telegram il sindaco di Leopoli, Andrij Sadovyj.
LA PAURA. “Sono sicura che morirò presto. È questione di giorni. In questa città tutti aspettano costantemente la morte. Vorrei solo che non fosse così spaventosa”: è la testimonianza su Facebook di una cittadina di Mariupol, rilanciata su Twitter dalla giornalista ucraina del Kiev Indipendent Anastasiia Lapatina.