E’ un “Campo di battaglia” La pellicola non convince pienamente, ma spinge alla riflessione

Tra una produzione internazionale e una regia esordiente, nella programmazione dell’81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia c’è spazio anche per una piccola opera proveniente da una delle più promettenti accademie di arti digitali per il cinema in Italia: si chiama Willy – Different is good ed è un cortometraggio prodotto dagli studenti della Side Academy di Verona.
Presentato il 31 agosto in prima assoluta presso la sala Tropicana dell’Hotel Excelsior, il cortometraggio animato porta sullo schermo la reale vicenda di Willy Monteiro Duarte, cuoco ventunenne, originario di Capo Verde, prima aggredito e poi ucciso da alcuni malavitosi per aver tentato di difendere un amico nel 2020. La trasposizione di questo terribile atto di razzismo ha richiesto tre anni di produzione, un’equipe di oltre settanta persone e centomila ore di lavoro: un piccolo capolavoro animato che non solo dona lustro allo sforzo produttivo degli studenti e docenti impegnati nella sua realizzazione, ma che riesce nell’intento di sensibilizzare il pubblico in merito a temi di attualità quali bullismo e discriminazioni.
Tornando invece al concorso ufficiale dell’81ª edizione della Mostra: oggi è il giorno di Pedro Almodóvar, che con il suo The Room Next Door porta sullo schermo Julianne Moore e Tilda Swinton, duo vincente in un’appassionante vicenda che ragiona sui temi di morte, guerra e amore. E se oramai tutti in laguna non fanno che parlare del misterioso secondo capitolo di Joker diretto da Todd Phillips, dal titolo Joker: folie à deux (in programma mercoledì 4/09), come di consueto chiudiamo questa puntata da Venezia81 con una breve recensione di un film in concorso.
CAMPO DI BATTAGLIA, GIANNI AMELIO
Ha ragione Gianni Amelio: «le immagini di guerra sono ormai usurate». Siamo ormai talmente assuefatti dalle continue immagini di morte e sofferenza vomitate dai media da essere diventati – quasi – impermeabili: non ci stupisce più nulla. Per colpire veramente il pubblico bisogna discostarsi il più possibile da ciò a cui siamo abituati, sviscerare il problema da un’angolazione inaspettata. Amelio, a modo suo, ci ha provato. Se ci sia riuscito, poi, è un discorso a parte. Il suo ultimo film si intitola “Campo di Battaglia”, eppure i combattimenti non si vedono mai, perché l’attenzione è spostata su quello che accade poco più in là, in un ospedale militare in Friuli Venezia Giulia. Siamo nel 1918, la guerra sta per terminare: i soldati sono stremati, traumatizzati dagli orrori bellici e, ormai, disposti a misure estreme per farsi rimandare a casa. C’è chi per loro non dimostra pietà alcuna, come il medico ufficiale Stefano (Gabriel Montesi), c’è chi invece ricorre a sotterfugi rischiando tutto per salvarli dalla perdizione della guerra, come il suo collega e amico di vecchia data Giulio (Alessandro Borghi). E mentre i protagonisti si scontrano e il conflitto mondiale sfocia nella pace, un’epidemia misteriosa venuta dalla Spagna mette a repentaglio tutto, ancora una volta.
“Campo di Battaglia” è in uscita nelle sale italiane il 5 settembre: un pastiche – o un pasticcio? – di tematiche attualissime, che non convince pienamente ma spinge alla riflessione.
Martina Bazzanella
Letizia Cilea