“L’unico scopo delle nostre partecipate deve essere quello di fornire servizi di qualità ai cittadini: purtroppo, a Verona, spesso non è stato così”: con queste parole Damiano Tommasi sintetizza la situazione delle oltre 100 società direttamente o indirettamente partecipate dal Comune di Verona: “un numero esorbitante – continua il candidato sindaco – che poco ha a che fare con le esigenze di funzionalità e molto con quelle, autoreferenziali, del ceto politico che le ha governate”. Ma non c’è solo questo a preoccupare la coalizione della Rete: “la politica ha il dovere di indirizzare le strategie dei suoi enti – continua Tommasi – scegliendo negli organismi direttivi uomini e donne competenti e di esperienza. Non è credibile che il sindaco non sia riuscito a trovare nemmeno una professionista per il consiglio di amministrazione della Fiera”.
A confrontarsi con lui su questi problemi e sugli indirizzi programmatici della coalizione che lo sostiene, ieri presso Case Mazzanti Caffé, sono stati Luciano Butti, avvocato, docente di diritto internazionale dell’ambiente presso l’Università di Padova, già promotore nel 2017 di un appello ai candidati sindaci perché rispettassero, una volta eletti, criteri di competenza e trasparenza nelle nomine pubbliche; Donata Gottardi, già docente di Diritto del lavoro e già Prorettrice nella nostra Università, studiosa delle problematiche del lavoro femminile e delle azioni giuridiche positive; e Roberto Ricciuti, docente di Politica economica presso l’Università di Verona, studioso di political economy , ossia delle relazioni tra istituzioni, democrazia, conflitti.
“Il numero spropositato delle partecipate – sottolinea Damiano Tommasi – non trova alcuna giustificazione funzionale. Da molti anni, infatti, il sistema delle partecipate comunali permette al ceto politico di distribuire incarichi a partiti alleati, correnti, sottocorrenti, persone fedeli. E’ un criterio di individuazione degli incarichi inaccettabile. La crisi attuale di fondamentali asset territoriali, come, ad esempio, la Fiera di Verona o l’Aeroporto Catullo così come le incertezze strategiche di Agsm-Aim, sono direttamente legate ad una governance che non è riuscita, negli anni, ad esprimere strategie lungimiranti, professionalmente adeguate alle esigenze di oggi. Questo tema è uno dei punti più rilevanti del nostro programma di coalizione. Ridare credibilità all’azione pubblica all’interno dei servizi e delle partecipate è una sfida che dobbiamo e vogliamo vincere. Dobbiamo contrastare la convinzione generale che si è formata nei cittadini negli ultimi anni, vale a dire che i ruoli pubblici all’interno delle partecipate siano vincolati ad appartenenze politiche che non c’entrano con le competenze e le professionalità delle persone”.
A queste deficienze, si è poi aggiunto il vero e proprio scandalo nazionale originato dalle recenti nomine nel consiglio di amministrazione della Fiera di Verona. Non solo esse sono avvenute alla vigilia di un appuntamento elettorale che potrebbe drasticamente cambiare il profilo politico della amministrazione, ma, addirittura, nessuna nomina ha riguardato una donna. Come se fosse impossibile, nel 2022, in una città evoluta ed operosa come la nostra, nella quale esistono centinaia di professioniste apprezzate in ogni campo, identificarne una – a detta del sindaco – adeguata.