“Sarebbe bello che qualche imprenditore veronese mi desse una mano”. Così Maurizio Setti, presidente del Verona, alla Gazzetta dello Sport. Setti ripercorre i suoi 10 anni di Verona, a partire “da quando mi colpì Jorginho”, racconta.
“Mi piaceva la piazza, i tifosi splendidi, capii che questa poteva essere la città giusta per il progetto che avevo in mente. Vidi una decina di partite, mi bastò per capire che Verona era esattamente la città che volevo”.
I suoi allenatori perfetti? “Mandorlini, Aglietti, Juric e Tudor. Ivan ha dato una nuova mentalità, attaccare, verticalizzare”.
E i giocatori simbolo? L’elenco di Setti è lungo. “Toni. Poi Cacia, Pazzini, Romulo, Jorginho, Iturbe, Zaccagni, Valoti…Toni? Ha fatto cose straordinarie, lo ricordo con grande affetto”.
Setti torna poi sul discorso societario. “Credo che il senso di appartenenza sia ancora importante. Mi piacerebbe se qualche imprenditore veronese di rilievo decidesse di avvicinarsi all’Hellas”.
Una sorta di confessione a cuore aperto che il numero 1 dell’Hellas ha fatto alla Gazzetta. Dieci anni di Setti, per un Verona che anno dopo anno si consolida tra le più belle realtà del calcio italiano.