«L’Atalanta è una squadra molto forte. Dopo la sconfitta di Cagliari, peraltro maturata negli ultimi minuti di gioco, ha subito reagito andando a vincere per 3-0 in casa del Liverpool, nell’andata dei quarti di finale di Europa League. Lo stadio di Anfield è stato nella storia terra di conquista per pochi eletti, ecco perché la vittoria dei nerazzurri assume ancora più valore. L’attuale posizione in campionato rispecchia la forza della squadra di Gasperini che contro il Verona mantiene alte le percentuali di successo. Il Verona, dopo la rivoluzione di gennaio sta facendo un grande girone di ritorno. Ha trovato una certa continuità di risultati e quindi credo possa giocarsi le sue carte». È questa la prima analisi di Marino Magrin, talentuoso centrocampista che nella sua carriera ha indossato le due maglie. «I nerazzzuri – prosegue – sono impegnati su tre fronti tra qualificazione in Europa, semifinale di Coppa Italia e, appunto, quarti di finale di Europa League. Se l’impegno sicuramente probante di Liverpool possa in un certo senso avvantaggiare l’Hellas.? Credo di no – commenta – l’Atalanta dispone di un organico formato da giocatori abituati a giocare a certi livelli e quindi in grado di gestire l’eventuale sovraccarico non solo fisico ma anche mentale. Nel Verona, comunque, ho sempre massima fiducia».
La carriera professionista di Magrin ha preso il via quando, forse, nemmeno lui se l’aspettava. «A 20 anni giocavo ancora nel Montebelluna – racconta – quando mi diedero in prestito al Mantova. Quando pensavo che la C potesse essere per me già un grande traguardo, l’Atalanta, appena retrocessa in terza serie per la prima volta nella sua storia, decise di puntare anche su di me per una pronta risalita. E nel giro di tre stagioni – aggiunge – riuscimmo addirittura ad andare in A». Ottimi campionati che lo misero in luce agli occhi della Juventus, che aveva necessità di sostituire un certo Michel Platini. »Dopo il bellissimo periodo nerazzurro, la Juventus fu per me come toccare il cielo con un dito. Purtroppo a guastare arrivò un fastidioso infortunio che mi fece perdere sei mesi. Peccato forse poteva andare diversamente ma nel calcio sono cose che succedono». Nel suo destino, però, c’era il Verona. «A volermi fu Bagnoli. Furono tre anni per me molto belli dove ricordo, in particolare, anche il caloroso affetto dei tifosi. Peccato per la retrocessione. Dimostrammo comunque di avere grandi qualità. Ci davano tutti per spacciati e, invece, grazie a un grande girone di ritorno rimanemmo in corsa fino all’ultima partita con il Cesena, dove ci castigò definitivamente una rete di Agostini».
In casa di Marino Magrin, però, sia il nerazzurro che il gialloblù sono di casa. «Proprio così – confessa – oltre che all’Atalanta, sono rimasto anche molto legato all’Hellas. Mio figlio, addirittura, è decisamente un tifoso del Verona, con tanto di braccialetto gialloblù al polso. Pensate che lunedì sera, quando stavamo guardando la sfida tra Udinese e Inter, al gol dei nerazzurri ha addirittura esultato, come se il gol l’avesse fatto il Verona». Impossibile a questo punto non chiedergli un pronostico. «Come potrà finire la partita? L’Atalanta è sicuramente più forte ma il calcio insegna che ogni partita fa storia a sè. Sono comunque fiducioso sulla salvezza dell’Hellas. Il mio auspicio è che i gialloblù si salvino e che i nerazzurri possano magari conquistare la Coppa Italia». Niente male come idea.
Enrico Brigi