.A volte la storia si ripete e sa essere spietata. Dopo Italia-Svizzera 1-1, per qualificarsi direttamente ai Mondiali in Qatar del 2022 evitando i playoff che ci andarono di traverso nel novembre 2017 contro la Svezia fallendo Russia 2018, all’Italia non basterà vincere contro l’Irlanda del Nord a Belfast, nel match in programma lunedì 15 novembre. Al momento, infatti, gli azzurri sono primi con la Svizzera a 15 punti e sono in vantaggio di 2 gol nella differenza reti totale. Cosa non da poco, ma la Nazionale di Roberto Mancini dovrà stare attenta anche a cosa accadrà a Lucerna tra elvetici e Bulgaria.
La battaglia di Belfast
In Irlanda del Nord la partita passa alla storia come «La battaglia di Belfast» perché accade l’irreparabile. Segnano McIlroy e Cush nella prima mezz’ora. Timida reazione degli azzurri nella ripresa con il gol al 56’ di Da Costa, brasiliano della Roma all’esordio da oriundo con l’Italia. L’espulsione, comminata a Ghiggia al 68’ per un calcio rifilato a un avversario a gioco lontano chiude il discorso. Finisce 2-1 e cala il sipario: l’Italia non va al Mondiale del 1958, il primo di Pelé, vinto dal Brasile proprio contro i padroni di casa (5-2). Quella è la prima disfatta del calcio italiano. In molti, all’epoca, accusarono il c.t. Alfredo Foni per aver schierato tre punte e due mezze punte in una gara che bastava pareggiare: Ghiggia, Schiaffino, Pivatelli, Montuori e Da Costa. Era una Nazionale zeppa di oriundi. Già allora capri espiatori. Sempre così quando le cose vanno male.
Un veronese in campo
Col numero 9, in mazglia azzurra, giocava Gino Pivatelli, veronese di Sanguinetto, cresciuto nell’Hellas e poi diventato grande nel Bologna. “Ce la fecero perdere, quella partita” ha ricordato nei giorni scorsi. “Il campo infame, l’arbitro, l’ambiente ostile…”.
Il gol azzurro, tra l’altro, portò la firma di uno degli oriundi, il brasiliano Dino Da Costa, scomparso qualche anno fa, che poi giocherà anche nel Verona e a Verona si fermerà alla fine della sua carriera.