Dice che “forse non siamo in tempo per iscriverci a qualche campionato”. “Siamo ad agosto, tutti in ferie, figurarsi se trovi chi si interessa al Chievo”.
Lui c’è. “Ci sono sempre stato” sospira. Non gli va giù il finale, non è l’unico a pensarla così. Ed è sicuro che molti dei suoi ex compagni potrebbero dargli una mano. “Sai che bello, ricostruire una società, semplicemente Chievo. E ripartire”.
Ce l’ha in testa, conoscendolo non mollerà facilmente. “Io la faccio…” riprende. “E’ chiaro, i tempi sono stretti, pensare a una serie D è complicato, anche se non è quello economico il problema più importante. Io credo che attorno al nome Chievo si possa ancora trovare gente disposta a lottare, a scendere in campo”.
Bisogna vedere, pensa a voce alta, “anche quello che ha in mente la società di oggi, perchè molto è legato a quello. C’è il titolo sportivo, ci sono in ballo tante cose, difficile adesso pensare di trovare subito una soluzione. Certo, non posso pensare che il Chievo finisca così e se guardo avanti, vedo lo spazio per ripartire. Così dev’essere. Poi, come, quando, con chi, perchè, lo vedremo più avanti. Io ci sono”.
Lui c’è sempre stato e forse, non sarebbe andata così, se sulla barca ci fosse stato ancora. Scuote la testa. “E’ andata così, inutile parlarne”, riprende. “Di sicuro non aveva senso restare, ma ormai è un capitolo chiuso”. Lui sa di essere uno dei pochi che può ancora riaprirlo.
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