Il teatro romano di Verona è un teatro all’aperto costruito nel I secolo a.C. ai piedi del Colle San Pietro, sulla riva sinistra dell’Adige. Si tratta di uno dei teatri meglio conservati dell’Italia settentrionale.
A mano a mano che la città di Verona veniva a svilupparsi sempre di più dentro l’ansa dell’Adige si venivano a liberare nuovi spazi su Colle San Pietro, luogo dove sorgeva l’abitato protostorico veneto (secondo periodo della preistoria, cioè quello generalmente compreso tra la prima età del bronzo (prima metà del IV millennio a.C.) e quella del ferro (che ha inizio nel Mediterraneo orientale attorno al XII secolo a.C.).
Questo luogo aveva evidenti vantaggi vista la conformazione del terreno il valore di scenograficità che aveva assunto rispetto alla città di nuova fondazione, diventando quindi luogo ideale per realizzare una grande scena urbana su più livelli, che partendo dall’edificio teatrale sulla sponda del fiume potesse chiudersi in cima alla collina tramite un tempio romano.
Il prospetto esterno, che si mostrava alla città romana da poco sorta sull’altra sponda del fiume, possedeva un aspetto unitario, scandito da semicolonne che cambiavano ordine architettonico ad ogni piano: al piano terreno ordine tuscanico, al secondo livello l’ordine ionico e infine all’ultimo piano, posto sullo stesso livello delle gallerie che chiudevano la cavea, si trovavano dei semipilastri con capitelli riccamente decorati. Questo era tipico dell’architettura romana, poichè il tuscanico più tozzo dava l’impressione di sostenere tutto l’edificio, lo ionico sopportava meno peso dal punto di vista visivo e il corinzio ancora meno essendo quello nella parte alta e quindi con minor peso da sostenere.
La costruzione del teatro romano proseguì per alcuni decenni vista la mole e grandiosità dell’edificio, di cui rimangono purtroppo pochi resti archeologici. Alcune ipotesi di come doveva essere sono state tuttavia riportate in alcuni disegni e schizzi da Giovanni Caroto e Andrea Palladio già nel Cinquecento, anche se con alcune imprecisioni. L’ultima fase di lavori riguardò invece la costruzione delle terrazze soprastanti il teatro, facenti parte del progetto unitario di sistemazione monumentale del Colle San Pietro, e dell’edificio monumentale in cima alla collina (molto probabilmente un tempio), di cui si sono trovate diverse tracce durante i lavori di ristrutturazione di Castel San Pietro nell’Ottocento.
L’ultima terrazza era caratterizzata da un’unica nicchia ai cui lati si dipanano una serie di semicolonne tuscaniche che sorreggono fregio e architravi dorici.
Questa serie di terrazze si concludevano in una spianata che oggi ospita Castel San Pietro ma che in età classica presentava un tempio romano le cui tracce si rinvennero durante i lavori di costruzione del castello appena citato.
Non avendo molti resti del tempio Romano ne descrivo la forma come genericamente si doveva presentare, per avere poi un termine di confronto con altri edifici adibiti al culto bei tempi successivi.
Innanzitutto, tra le varie strutture di culto tipiche della religione romana, come altari e sacelli, il più importante edificio sacro della Roma antica è il tempio.
.L’architettura romana sacra ha come caratteristica rispetto agli altri la sua sopraelevazione su un alto podio, accessibile da una scalinata spesso frontale. Si tendeva inoltre a dare maggiore importanza alla facciata, mentre il retro è spesso addossato a un muro di recinzione e privo dunque del colonnato.
Gli ordini architettonici maggiormente utilizzati furono quello corinzio, lo ionico, il tuscanico edil composito. Le colonne sono solitamente lisce per i capitelli tuscanici e compositi e scanalate per gli altri tipi. Dal punto di vista sacrale il tempio era la dimora del dio, il luogo sacro deputato alle cerimonie ed alle preghiere e nel quale venivano conservati gli oggetti votivi offerti dai fedeli. La principale caratteristica della religione romana, che era inscindibilmente legata alla sfera pubblica, trova conferma nell’utilizzo dei templi come luoghi nei quali si svolgevano attività anche non religiose, come le sedute del Senato.
Tiziano Brusco