In una fase molto delicata per le Fiere italiane che studiano alleanze, arriva la proposta secca del vicepresidente di Veronafiere, Matteo Gelmetti, parlamentare di Fratelli d’Italia. «Le future aggregazioni della Fiera? Con Monaco di Baviera, fosse per me. Il rapporto con l’attuale amministrazione cittadina? Ci dobbiamo sostituire a loro sia a Roma che a Venezia: se non fosse per noi saremmo già stati tagliati fuori dalle partite più importanti». Ha parlato senza peli sulla lingua Matteo Gelmetti, vicepresidente di Veronafiere e senatore di Fratelli d’Italia, durante l’incontro “Fiera di Verona tra presente e futuro”, organizzato dal partito di Giorgia Meloni lunedi sera in sala Lucchi.
«Un’alleanza con un’importante istituzione estera», ha spiegato Gelmetti, «ci eleverebbe da eventuali rivalità nazionali e permetterebbe alla nostra Fiera di aumentare ulteriormente le ricadute positive sulla città e il prestigio. È chiaro che è un’idea personale, però io vedo enormi potenzialità».
Al tavolo dell’incontro, moderato dal giornalista Alessandro Gonzato di “Libero”, anche l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese, presidente di Aefi, l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane: «La Fiera di Verona genera circa un miliardo di indotto su tutta la provincia, è un dato che rende l’idea del ruolo strategico dell’ente. In tre anni abbiamo dovuto affrontare la pandemia e la mancanza di presenze prima cinesi e poi russe, e senza l’aumento di capitale varato con la precedente amministrazione cittadina non ce l’avremmo potuta fare. È appena terminato un Vinitaly importantissimo per numeri e qualità, maggiormente orientalo al business, quindi più efficace: 93mila presenze di cui 29.600 straniere. In sostanza un buyer su 3 è venuto dall’estero. Senza contare il “fuori salone” di Vinitaly and the City, che ha superato le 45 mila degustazioni, il 50% in più rispetto dal 2022, da parte dei “winelover”».
È stato questo il primo di una serie di eventi tematici nazionali e locali programmati da Fratelli d’Italia. Ciro Maschio, presidente della Commissione Giustizia alla Camera e coordinatore veronese del partito, in apertura dell’evento ha rivendicato la massiccia presenza del governo a Vinitaly («un segnale importante di vicinanza alla città») e la difesa del Made in Italy: «Abbiamo lanciato un messaggio forte all’Unione Europea e a quei Paesi che vorrebbero colpire la produzione di vino, eccellenza nazionale e asset fondamentale del Paese. È quella parte di Europa che si occupa di grilli e cavallette ma non dà le risposte che servono ai cittadini, la stessa Europa che tra un anno alle elezioni europee intendiamo cambiare radicalmente. Sarà un appuntamento storico e ci arriviamo come primo partito di centrodestra dopo che per anni la sinistra ci ha deriso».
Daniele Polato, consigliere regionale e comunale del partito del premier ha illustrato la proposta di legge di FdI, appena approvata in Regione, sulla disciplina del settore fieristico, che prevede «l’istituzione di un tavolo per il comparto fieristico regionale destinato alla progettazione sinergica tra la componente politica, amministrativa e dirigenziale, assieme alle associazioni di categoria».
Infine un’altra stoccata alla giunta Tommasi: «In Comune ora siamo all’opposizione ma se non ci fossimo noi a rappresentare la città ci sarebbe un vuoto assoluto. Ci sono assessori che in 9 mesi si sono distinti solo per non conoscere i parcheggi di Verona e per far dipingere le strisce pedonale di fronte alla Fiera la mattina dell’inaugurazione di Vinitaly».