Ci sono partite e partiite. E pareggi e pareggi. Il Verona impatta a reti bianche contro il Bologna e si porta a sette punti dopo quattro giornate.
Diciamolo subito, si tratta di un buon bottino, frutto di una partenza lanciata che fa ben sperare in chiave salvezza. Marco Baroni non parla più di cantiere aperto. Perché il Verona ha una sua fisionomia ben precisa, una sua identità. E il match del Bentegodi contro l’undici di Thiago Motta lo ha confermato. Il primo tempo dell’Hellas ha sfiorato la perfezione. Ritmi altissimi, pressione costante sul tentativo di giro palla dei felsinei, una fase difensiva inappuntabile.
È mancato il guizzo sotto porta, quella brillantezza offensiva che, francamente, è difficile chiedere ai vari Bonazzoli, Duda ed Ngonge se sono costretti a pressare con quella aggressività che è il biglietto da visita di questo Verona. Un gioco che una squadra che ha l’obiettivo salvezza deve assolutamente avere.
Il Verona per essere competitivo deve correre, lottare, aggredire alto. Se cala di intensità ne escono i limiti tecnici. È altrettanto vero che un gioco simile comporta un dispetto di energie notevole.
E anche questo la sfida del Bentegodi con il Bologna lo ha evidenziato.
La sostituzione di Doig è dovuta ad un contrasto di gioco, i cambi di Folorunsho e Duda sono, invece, figli di quel furore agonistico che il Verona ha palesato nei primi 45′. Dawidowicz e Magnani hanno finito in apnea, Faraoni ha chiesto il cambio, molti gialloblù hanno chiuso sulle ginocchia. Ma anche questo sembra un problema risolvibile in questa stagione. I vari Serdar e Suslov sono valide alternative e la loro duttilità, il loro spirito di sacrificio è stato utile per una squadra che ha dato qualche segno di sofferenza ma che non ha mai ceduto, non ha mollato e ha tenuto testa ad un avversario che ha dimostrato di essergli superiore sotto il profilo solamente tecnico. È un pareggio da salutare, dunque, con il sorriso sulle labbra.
Un Verona che non avrà colpi stratoferici da offrire ma che compensa un minor bagaglio tecnico con tanta applicazione, determinazione, aggressività. Le armi migliori per una squadra che lotta per la salvezza.
Qualità, tra l’altro, che manda il visibilio la tifoseria gialloblù. E il lungo applauso, l’abbraccio con cui lo stadio ha salutato la squadra al termine della sfida è un altro aspetto positivo su cui costruire un’annata ricca di soddisfazioni.
Mauro Baroncini