L’urlo di battaglia, resta nella memoria. “E’ lui, è lui, è Gianni Bui”. Uno dei più grandi attaccanti della storia dell’Hellas, compie oggi 80 anni. Alla grande. “A parte qualche acciacco” sorride. “Qualche botta di allora che adesso fa ancora più male” sorride. Gianni Bui è stato un mito del Verona anni ‘60. Il Verona delle “Due Torri”, lui e Vincenzo Traspedini, uni dei Verona più spettacolari della storia. “Io e il povero Traspe ci capivamo al volo” ricorda sempre Bui. “Pensavano che non potessimo giocare assieme e invece il Traspe era intelligente, modesto, sapeva sacrificarsi, gli devo molto”, il ricordo di Bui, fenomeno di un grande Verona. “C’era il povero Bonatti, Savoia, Ranghino, Sega, Maddè, Mascetti, Petrelli, Mazzanti… Era una grande squadra allenata da un grande come Giancarlo Cadè…”.
Allenatore lo divenne anche Bui. Tanta serie C, mai sopra le righe, ma capace di tornare a Verona per fare grande il Chievo. “Vincemmo la serie C2, conquistammo la C1, tra gli altri c’era anche Rolly Maran, Moretto, Folli, Fiorio, Perlina, Zanin… Bellissimo, anche questo ricordo…”. Un grande, un gentiluomo del calcio, appassionato d’arte, uno che sapeva parlarti di vita, non solo di calcvio e di gol. Un poeta del calcio, com’era in campo, lento solo all’apparenza, ma in possesso di una classe superiore. Ha amato il Verona, ha amato il Chievo, del quale diede una definizione stupenda: “Il Chievo è un’idea” la sua fotografia di un quartiere che cominciava a sognare. “Sta a noi farla crescere”. Quell’idea c’è ancora. Dentro c’è anche un po’ di lui.