Due anni di dubbi, di dolore, di domande senza risposte, di risposte che non rispondevano niente. E la lista si allungava. Quattro innocenti morti, più altri casi, più o meno chiari, senza che ci fosse lo straccio di un’idea, un barlume di speranza.
Malasanità? Coperture? Polvere alzata per nascondere verità scomode? Possiamo pensare tutto e il contrario di tutto. Oggi, per fortuna, non è più così. Anche se nessuno potrà restituire ai genitori i bimbi perduti, almeno c’è un’idea di giustizia che si affaccia all’orizzonte. La sensazione che si sia cominciato a camminare verso la verità. Verso la giustizia. Non per trovare a tutti i costi un colpevole, ma prima di tutto per capire. Come può accadere questo? Come può ripetersi, una-due-tre-quattro volte, senza che nessuno riesca a intuire. A scoprire. Oggi è il giorno in cui qualcosa comincia a filtrare. Non è più solo una maledettissimo caso, no, c’è molto di più. Sta ai giudici, ora, valutare, indagare, capire, spiegare. Aspettiamo. La verità è oggi il traguardo cui puntare, soprattutto per i quattro angioletti, le loro mamme, i loro papà.