Il 23 gennaio 1939, Mathias Sindelar viene trovato senza vita nel suo appartamento. Era in compagnia della fidanzata italiana Camilla Castagnola, ebrea di Milano. Entrambi morti per soffocamento da esalazioni di monossido di carbonio, fuoriuscito da una stufa difettosa. Le cause della sua scomparsa non sono ancora del tutto chiare. Si parlava di suicidio. O di fatalità. C’è chi addossa anche la colpa alla Gestapo, rea di aver materialmente ucciso Sindelar per l’origine ebraica della sua famiglia e per essersi rifiutato di giocare con la Germania così come non aver aderito al Partito Nazista. La tesi dell’omicidio non trova riscontri certi ma sicura è stata la rapidità con cui sono stati fatti seppellire i cadaveri dei due.
CHI ERA. Nato il 10 febbraio 1903 in Moravia, Sindelar deve affrontare un’infanzia fatta di sacrifici e povertà, in una famiglia costretta ad emigrare a Vienna per cercare fortuna e un padre morto prematuramente sul fronte italiano durante la Grande Guerra.
Centrocampista e attaccante, fin da giovane le sue doti palla al piede sono sotto gli occhi di tutti. La sua agilità e velocità, che gli varranno il soprannome di “Cartavelina” per il suo fisico esile, unite alla qualità dei dribbling, tanto da scomodare un’icona nazionale come Mozart con cui veniva paragonato, lo portano all’attenzione dell’insegnante Karl Weimann che lo fa esordire con la squadra locale dell’ Herta ASV Vienna.
Un infortunio al menisco rischia di compromettere la sua carriera in ascesa, tenendolo lontano dal pallone per un anno e mezzo.
La sua carriera in nazionale fu caratterizzata, in particolar modo, per un gesto che rimase nella memoria storica dello sport: siamo in pieno clima nazista, il 1938, e Hitler ha appena annesso l’Austria al suo Impero per formare la Grande Germania. Le conseguenze di questa unificazione furono la cancellazione della nazionale austriaca e il trasferimento di tutti i migliori talenti verso la compagine teutonica, e relativa esclusione dell’Austria ai Mondiali del 1938 in Francia.
Per l’occasione viene organizzata una partita tra le due squadre, Germania e Austria, a suggellare l’annessione in una match che verrà ricordato come la Partita della Riunificazione.
LA SCELTA. Sindelar, ovviamente scontento del nuovo corso della sua nazionale, di cui era capitano, non fa nulla per nascondere il suo dissenso. Anzi: al settantesimo minuto, è proprio lui a siglare la rete del vantaggio e quella corsa con esultanza finale sotto la tribuna riservata ai gerarchi nazisti, vale più di mille parole. Al termine della gara, le squadre si dispongono in fila a centrocampo per omaggiare le autorità tedesche con il consueto saluto nazista. Ma il braccio di Sindelar rimase lungo il corpo e, insieme a Sesta, fu l’unico a non fare quel macabro gesto. Quel 3 aprile 1938 fu l’ultima gara di Matthias con la nazionale e, da quel giorno, rifiutò per sempre di vestire la maglia del Terzo Reich. Una scelta che pagherà con la vita.