Alzi la mano chi ha capito se il nuovo stadio verrà costruito. Noi no, ma questo conta poco. Non lo hanno capito i veronesi, compresi i residenti del quartiere, e questo conta di più. Ma la cosa più grave è che non l’ha capito nemmeno gran parte dell’amministrazione cittadina. Il sindaco, strada facendo, ha fatto del nuovo Bentegodi la stella polare del proprio mandato: si è detto convinto che lo vedrà nascere e crescere prima del 2023, data ultima della legislatura cittadina, ma al momento la società che dovrebbe realizzarlo pare ferma. Non dev’essere un caso se Sboarina da mesi non si spende più come prima per la realizzazione dell’opera, e l’arrivo del Covid non può essere la giustificazione a tutto. Fino a ieri, e ci fidiamo, il sindaco sosteneva che tra un paio d’anni senza il nuovo stadio il Verona non potrebbe più giocare in casa: dunque il nuovo stadio è essenziale, ma intanto non si muove foglia. La costruzione della nuova infrastruttura ha messo in allarme chi abita dalle parti di piazzale Olimpia, sono nati comitati cittadini di protesta e il Comune è stato tempestato di mail con richieste di chiarimenti. I cittadini e i commercianti, dopo che la questione è finita sui giornali e le tivù per mesi, pretendono di sapere tempi e modalità di esecuzione. Non è la stessa cosa vivere e lavorare di fronte a un mega cantiere o nella tranquillità di una zona che pur peggiorata rispetto a qualche tempo fa è tornata discretamente vivibile. Non è indifferente pensare di acquistare o vendere un immobile senza conoscere se la colonna sonora dei successivi due anni sarà fatta di betoniere e metallo pesante. Da un anno gli abitanti dello Stadio attendono la conferenza pubblica con la quale Palazzo Barbieri, così aveva annunciato, avrebbe dovuto spiegare per filo e per segno l’iter dell’opera. Non tutti sono contrari al rifacimento del Bentegodi. C’è anche chi ha accolto con entusiasmo la notizia del nuovo impianto, che sulla carta dovrebbe ospitare anche ristoranti e negozi. Anche i favorevoli però sono spaesati dalla totale assenza di certezze. I politici a Palazzo litigano. Ci sono contrasti anche nella stessa maggioranza e gli screzi sono stati resi pubblici già da tempo. La telenovela-Stadio è cominciata quando Sboarina era l’assessore allo Sport della giunta Tosi. Allora Sboarina era contrario, oggi è favorevole. Cambiare idea è lecito soprattutto perché il mondo va avanti. La gente chiede solo un minimo di certezza.
A.G.
“Rebus stadio” al centro del campo
Bertucco e il Pd: ”Non è certo una priorità”. Sboarina: “Nessun ritardo, il progetto va”
Sempre al centro del…campo, il problema dello stadio. Si fa,non si fa, è utile, non è utile, è una priorità? Domande che il tempi recenti, tutte le forze politiche si sono poste. “Il Sindaco accusa danni da Coronavirus un po’ in tutti i settori, dal filobus alla casa di Giulietta ma, guarda caso, non per la sua opera bandiera: il nuovo stadio”, il pensiero del Pd, qualche settimana fa, espresso dal capogruppo in Consiglio, Federico Benini e da Riccardo Olivieri, Terzo circolo Pd. “Eppure il piano economico finanziario dell’opera si basa in massima parte proprio sugli introiti delle attività commerciali da installare all’interno del nuovo complesso calcistico, le quali sono inevitabilmente esposte all’attuale congiuntura negativa di mercato.
Chiediamo dunque un atto di sano realismo, che si metta da parte la propaganda politica e che si faccia fronte alla realtà che vede tutti i negozi, i ristoranti e gli alberghi già esistenti affrontare una situazione difficilissima, avevano aggiunto gli esponenti del Partito democratico.
“In seconda battuta invitiamo il Sindaco a verificare con il Credito Sportivo se sussistono ancora i presupposti affinché questi faccia da garante all’operazione come era nelle attese della Lega e dello stesso Sindaco. Vista la situazione critica anche nel mondo del calcio, e considerato che nel resto d’Italia gli stadi vengono costruiti dalle società di calcio e non dai Comuni, ci domandiamo chi possa realisticamente pensare di prestare le garanzie necessarie ad un Pef che già prima della crisi da Covid era tirato per i capelli.
Non da ultimo, contro la costruzione del nuovo stadio, restano valide tutte le considerazioni sulla tutela della vivibilità del quartiere Stadio, a cui purtroppo Sboarina non ha mai prestato grande considerazione”.
E’ di sabato scorso un intervento di Michele Bertucco, Verona e Sinistra in Comune, uno degli avversari storici del progetto-stadio.
“Dopo otto mesi dalla dichiarazione di pubblico interesse, tutto tace. Non c’è stato l’annunciato aumento di capitale, nè la presentazionedel nuovo piano economico e finanziario, neppure il progetto definitivo, una bozza della convenzione, nè tantomeno le previste varianti urbanistiche. Insomma, di che stiamo parlando? Di un’opera del tutto campata in aria”.
Bertucco aveva poi aggiunto: ”Questa Nuova Arena, società che per ora ha un capirale sociale di 10 mila euro, non solo non ha fatto nulla, ma non ha dato nemmeno segni di vita a livello economico, visto che avrebbe dovuto elevare lo stesso capitale a 2 milioni e 700 milioni. Però, il sindaco continua a ripetere che il progetto va avanti…”
Non è ovviamente mancata la replica del sindaco Sboarina. “Non c’è alcun motivo di preoccupazione” ha detto Sboarina. “I termini non sono ancora scaduti, il rallentamento dell’operazione stadio è dovuto unicamente al coronavirus e a quello che ne è conseguito in tutto il mondo, non solo a Verona. Aggiungo che durante il lockdown, mi sono sentito sia col presidente del Credito sportivo Abodi, sia con i responsabili della Nuova Arena che hanno ribadito le garanzie sull’operazione. Bertucco? Stia tranquillo. Lui è sempre “profeta di sventura” e da sempre è contrario non solo alla stadio, ma a qualsiasi idea di sviluppo”.