“Se mi fermo a fine allenamento a calciare le punizioni? Spesso mi fermo, ma non solo da quest’anno o da quando c’era Borja all’Inter. Anche quando ero a Empoli, o a Verona calciavo anche dieci punizioni perché volevo sempre migliorare”. Così il nerazzurro Federico Dimarco.
Quanto ti senti attaccato a Milano?
“Molto, io sono cresciuto qua e sono sempre stato qua tranne quando sono andato a giocare. Sono contento di essere tornato qua definitivamente. Poi io sono interista da quando sono nato, andavo in curva ed essere qui per me è un onore”.
Il ricordo più bello?
“Il derby che abbiamo vinto per 4-2 con gol di Maicon da fuori area”.
Con quali attaccanti ti sei trovato meglio?
“Ho avuto Pazzini a Verona che di testa era forte. Quest’anno c’è Dzeko, Lautaro, Correa e anche Sanchez, sono tutti attaccanti forti. Magari a Edin cerchi di dargliela più alta, anche Lauti è forte di testa. Magari al Tucu preterisci dargliela rasoterra. Io personalmente cerco già prima di guardare dove va l’attaccante, prima di crossare di solito ho già deciso dove mandarla”.
A chi ti ispiri per il tuo ruolo?
“A me piacciono molto i giocatori tecnici e di talento, ce ne sono tanti di terzini che mi piacciono. Se devo fare un nome direi il miglior Marcelo del Real Madrid, per me era inarrivabile”.
Il tuo ruolo?
“Io ho imparato a fare l’esterno e il terzino. La prima partita che ho fatto con Mancini in una tournée in Cina mi ha fatto giocare mezzala e non sapevo dove andare, abituato a giocare con la linea dietro.
Dall’anno scorso ho imparato a fare bene il terzo con Juric e mi divertivo tantissimo. L’esperienza di Verona è stata fondamentale. Mi ha aiutato a capire fino in fondo le mie qualità e mi ha completato come maturazione. Se sono qui, molto lo devo al Verona e a Juric”