La Lega è disponibile e interessata a discutere di tasse, grandi opere, difesa dei confini, aiuti concreti per famiglie e imprese. Da fonti di via Bellerio, mentre si attendono le convocazioni di Mario Draghi per le sue consultazioni, trapela la linea del partito. Non è possibile ipotizzare alcun confronto se arrivano insulti – si ricorda – con riferimento alla recente dichiarazione di Laura Boldrini, valorizzata sui social di Salvini né – per quanto ci riguarda – è immaginabile una riedizione del governo Conte con gli stessi ministri e un premier diverso.
Di Maio: “Un dovere ascoltare Draghi”. Raggi “M5s apra a premier incaricato”
“In questa fragile cornice, il Movimento 5 Stelle ha, a mio avviso, il dovere di partecipare, ascoltare e di assumere poi una posizione sulla base di quello che i parlamentari decideranno”, afferma in una nota il ministro degli Esteri ed esponente del M5S, Luigi Di Maio. “Comprendo – ha premesso Di Maio – gli animi e gli umori di queste ultime ore. E’ legittimo. Stiamo attraversando una crisi politica complessa e non abbiamo colpe. Non abbiamo cercato noi lo stallo, non avremmo mai voluto che si arrivasse a questo, con una pandemia in corso e le enormi difficoltà del nostro comparto produttivo. Ma è proprio in queste precise circostanze che una forza politica si mostra matura agli occhi del Paese. Oggi si aprono le consultazioni del premier incaricato Mario Draghi, secondo la strada tracciata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ringrazio”. “Siamo – sottolinea Di Maio – la prima forza politica in Parlamento e il rispetto istituzionale viene prima di tutto’. “Rompiamo gli schemi, il M5s apra a Draghi”, dice Virginia Raggi parlando con il Foglio. “Bisogna partire dai temi e puntare su un governo politico. il paragone con il precedente Monti è sbagliato. Dal recovery alla burocrazia si può fare molto”, dice ancora Raggi.
L’orizzonte del confronto
Iniziano nel pomeriggio i faccia a faccia tra le forze in Parlamento e chi è chiamato a trovarvi i numeri per far partire un nuovo governo. E in attesa che si definisca la scansione dei colloqui al termine dei quali Draghi tornerà al Quirinale per sciogliere la riserva, giurare e presentarsi alle Camere per la fiducia, sono i gruppi e i leader a dovere decidere cosa fare.
Lo stato dell’arte vede al momento un centrodestra alla ricerca dell’unità sulla via dell’astensione come massimo punto di equilibrio. La ex maggioranza cerca altrettanto un punto di caduta, tra il Pd pronto a sostenere il nuovo tentativo ma sempre con la preoccupazione di non vedere crollare l’alleanza giallo-rossa e M5s con gli occhi puntati. La forchetta va dal no senza appello – cui Di Battista non manca di dare voce – all’apertura di una fetta che pure non appare di poca entità.
Nessun limite precostituito restringe l’orizzonte dell’ex presidente Bce. Durante il colloquio di ieri con Mattarella non sarebbero emersi paletti di alcun tipo, ne’ di tempo ne’ di formule o di caratteristiche della compagine governativa. Quale che ne saranno formula e numeri non sarà, in altre parole, un ‘governo del Presidente’.
In ogni caso, resta complesso, non impossibile, il cammino di Draghi, che ha dalla sua la stima di tutte le forze politiche e la benedizione di Mattarella, dell’Europa e delle Borse. Basterà?